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I 65 anni di Nanni Moretti nei suoi 6 film essenziali

E’ uno dei pochi registi italiani capaci di usare il cinema per esternare le sue idee politiche, fare satira sociale, scardinare i luoghi comuni e parlare d’inadeguatezza, incomunicabilità e a portare il concetto di famiglia ad un livello superiore, senza patetismo o moralismo spiccioli. Nanni Moretti, il 19 agosto, compie 65 anni ed ecco quindi 6 suoi film che non possono mancare nella vostra collezione.
A cura di Ciro Brandi
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Nessuno come lui, in Italia, ha saputo usare il mezzo cinematografico per esternare le sue idee politiche, fare satira sociale, scardinare i luoghi comuni della sua generazione, parlare di inadeguatezza, incomunicabilità e, in altri casi, portare il concetto di famiglia ad un livello superiore, senza patetismo o moralismo spicciolo. Nanni Moretti compie 65 anni il 19 agosto e ha da sempre diviso il pubblico ma è stato costantemente premiato nei più grandi festival mondiali riuscendo a collezionare 8 David di Donatello, 11 Nastri d’Argento e poi il Leone d’Argento a Venezia per “Sogni d’oro”(1981); l’Orso d’argento al Festival di Berlino per “La messa è finita”(1986) mentre al Festival di Cannes ha vinto il Prix de la mise en scène per “Caro Diario”(1994) e l’ambita Palma d’oro per “La stanza del figlio”(2001). Ecco, allora, 6 film essenziali della sua filmografia che non possono mancare nella vostra collezione.

“Ecce Bombo”(1978)

Il secondo film da regista di Moretti viene presentato in concorso al Festival di Cannes e riceve un ottimo riscontro al botteghino raccontando la storia di Michele (Moretti) e dei suoi amici, tutti ex-sessantottini, che si dividono tra i tavolini del bar e sedute di “autocoscienza” per risolvere i loro problemi. La pellicola è simbolo di una generazione e, già dal 1978, Moretti include alcuni dei suoi elementi più cari che svilupperà anche nei film seguenti come l’individualismo, l’incomunicabilità e le difficoltà dei giovani in una società allo sbando che non da alcuna garanzia per il futuro.

“Bianca”(1984)

Nel 1984, il regista passa al thriller con “Bianca”, dove assolda alcuni dei suoi attori preferiti, Laura Morante e Vincenzo Salemme. Nella pellicola è ancora Michele Apicella (il suo alter ego più riuscito che riprende il cognome della mamma, Agata), un professore di matematica pieno di manie e fobie che osserva e studia la vita privata dei suoi vicini con attenzione maniacale. Intorno a lui, però avvengono strani omicidi e la polizia inizia ad indagare. Intanto Michele intreccia una relazione con l’insegnante di francese Bianca (Morante) e i sospetti della polizia si concentrano proprio su di lui. Moretti qui è bravissimo a mescolare il genere giallo a quello della commedia, aggiungendo il suo parere sulla precarietà dei sentimenti e, ancora una volta, sulla solitudine (voluta e imposta) e sulle speranze che rimangono tali. Capolavoro.

“La messa è finita”(1985)

Ne “La messa è finita”, Moretti smette i panni di Michele Apicella per indossare quelli di Don Giulio. Il prete, tornato a Roma dopo una missione in un’isoletta del Tirreno, avrà tutte brutte sorprese: i suoi amici si sono totalmente persi, il padre è fuggito, sua madre si è suicidata e la sorella non vuole più il bimbo che aspetta. Toccherà a lui risolvere tutte le situazioni. Stavolta, di fronte ai problemi sociali che lo circondano il Don Giulio di Moretti, pur con tutta la volontà del mondo, si sente impotente mostrando quindi tutte le debolezze di un uomo comune. L’incomunicabilità qui è imposta dagli altri, nessuno vuole l’aiuto di Don Giulio e a lui non resta quindi che accettare il fatto di non poter cambiare il destino altrui. La critica lo osanna e la pellicola vince l’Orso d’argento al Festival di Berlino.

“Palombella rossa”(1989)

E’ probabilmente il film più rappresentativo dell’intera carriera di Nanni Moretti. Il regista torna nei panni di Michele Apicella, qui deputato del PCI e giocatore di pallanuoto che, dopo un incidente, perde la memoria. Da quel momento, mentre riprende a giocare a pallanuoto, nella mente di Michele riaffiorano ricordi della sua infanzia, di tribune politiche e altri eventi di una realtà in cui non si riconosce per nulla. Naturalmente, attraverso i ricordi sfocati di Michele, il regista ha voluto raccontare la crisi della sinistra italiana nell’anno della caduta del muro di Berlino. Un piccolo gioiellino del nostro cinema che andrebbe visto all’infinito.

“Caro Diario”(1993)

Caro diario”, film di carattere autobiografico e ad episodi in cui Moretti interpreta se stesso. Il primo episodio è “In Vespa”, in cui il regista si aggira sul mezzo in una Roma bellissima e stranamente deserta. Mentre è in sella alla Vespa, Moretti si lascia andare alle sue riflessioni sul cinema e sugli aspetti urbanistici della città, arrivando fino al monumento di Pier Paolo Pasolini, a Ostia. Nel secondo, “Le isole”, è in viaggio verso le Eolie, in fuga dallo stress cittadino. Nel terzo, “Medici”, racconta la sua lotta contro il linfoma di Hodgkin diagnosticatogli solo dopo una serie di pareri medici discordanti e sbagliati. Ironica, personale, originale e drammatica, la pellicola colpisce pubblico e critica, ricevendo il Premio per la Miglior regia al Festival di Cannes, 2 David di Donatello, 1 Nastro D’Argento e 4 Ciak d’Oro.

“Habemus Papam”(2011)

In “Habemus Papam”, Moretti è lo psicoanalista del Papa (Michel Piccoli) appena eletto, il quale si sente inadeguato al compito che lo aspetta e scappa via proprio durante la cerimonia che dovrebbe annunciare la sua elezione. Il professor Brezzi (Moretti) effettua una seduta con il Santo Padre constatandone solo una forte depressione e il senso d’impotenza di fronte ad un carica così importante e lo aiuterà a fare un percorso per capire l’origine del suo stato. L’inadeguatezza e la forza di fare un passo indietro di fronte a responsabilità più grandi per non deludere o mettere in difficoltà gli altri sono i pilastri portanti dell’intero film. Risultato? 1 European Film Award, 7 Nastri d’Argento e tre David di Donatello.

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