I segreti della mente, la recensione
La pellicola di Hideo Nakata (regista della versione giapponese di “The Ring”) è uscita nel 2010 in pochi paesi, col titolo originale “Chatroom”.
Al centro del plot c’è William (Aaron Johnson, visto in “Kick Ass”), un ragazzo che non riesce a relazionarsi con la madre, celebre scrittrice, crea una propria stanza nell'ambiente virtuale. Subito lo contattano altri 4 ragazzi con problemi adolescenziali: Emily, che soffre delle mancanze affettive da parte dei genitori; Mo, un ragazzo di 17 anni innamorato della sorella del suo migliore amico di 11 anni, sentendosi quasi alla stregua di un pedofilo; Eva, una ragazza stanca delle sue amicizie finte, si innamorerà di William; Jim, un ragazzo che soffre della mancanza del padre, il quale aveva lasciato la famiglia dopo averlo accompagnato allo zoo. I 5 stringono amicizia e William cerca di risolvere in maniera distorta i loro problemi, finendo nel riconoscersi in uno di loro, cerca quindi di condurlo al suicidio, essendo lui stesso incapace di uccidersi. Nelle ultime scene l'azione si sposterà nel mondo reale.
Ben diverso da “The Social Network”, dove si raccontava la storia della nascita di uno degli strumenti web più usati dalla generazione contemporanea, Nakata costruisce ne "I segreti della mente" un gioco mortale, fatto di persone psicologicamente labili e malleabili, vittime di loro stesse e che solo nella rete riescono a sfogare le loro repressioni.
L’atmosfera che si respira per tutta la durata del film è molto pesante, asfissiante, ma riesce a dare il giusto senso d’incomunicabilità che pervade la mente dei ragazzi coinvolti, ampliando il concetto a livello planetario. L’errore però è proprio questo. Tutto è chiuso in una stanza, non c’è altro per cui valga la pena discutere o argomentare, quindi si cade nella noia più totale e nel già visto. Possibile che in questa chatroom entrino solo 4 folli con problemi irrisolvibili? Perché far passare il messaggio che il web sia covo di menti malate e contorte? Il plot è debole, la regia è troppo statica e la sceneggiatura è, per forza di cose, molto limitata. E dire che abbiamo aspettato quasi due anni per vederlo al cinema.
Voto: 3