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Il Gladiatore compie 20 anni, ecco perché a distanza di due decenni è ancora un film memorabile

Il Gladiatore usciva nelle sale cinematografiche il 19 maggio 2000, per diventare nell’immediato uno dei cult della cinematografia mondiale. Il film di Ridley Scott, che ha consacrato alla notorietà Russell Crowe e Joaquin Phoenix, è tutt’oggi tra i film che annoverano successo e consensi da parte del pubblico. Merito della verosimiglianza tra le scene e la realtà, dell’interpretazione dei protagonisti, della storia, della colonna sonora, dei cinque Oscar vinti e, una chicca tutta italiana, anche della voce di Luca Ward.
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A cura di Ilaria Costabile
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Il 19 maggio del 2000 usciva per la prima volta nelle sale cinematografiche uno dei film che a distanza di due decenni è ancora un vero e proprio cult, stiamo parlando de Il Gladiatore. La regia di Ridley Scott, l'interpretazione di Russell Crowe, ma anche di Joaquin Phoenix, la colonna sonora, la voce di Luca Ward, i cinque premi Oscar: sarebbero davvero tanti i motivi per cui questo film è destinato a rimanere nella storia del cinema, ma a distanza di anni una delle motivazioni che ci spinge ancora a parlarne è anche la più immediata, è un film che tutt'oggi vale la pena vedere perché è semplicemente inimitabile.

Come è nato il personaggio di Massimo Decimo Meridio

Ispirato ad alcuni personaggi dell'antica Roma e ambientato intorno al secondo secolo d.C, sebbene si possano riscontrare alcune imprecisioni dal punto di vista storiografico, il film ruota attorno alla figura del generale Massimo Decimo Meridio, interpretato da un giovane e prestante Russell Crowe. Non più generale, ma gladiatore con il nome di Ispanico, la sua vita viene distrutta dalla follia omicida dell'imperatore Commodo, responsabile di aver sterminato la sua famiglia. Ragion per cui, dopo essere diventato un gladiatore decide di vendicarsi. Come afferma lui stesso, dinanzi all'imperatore senza paura delle possibili ripercussioni, in quella che è diventata una delle battute cinematografiche più famose degli ultimi vent'anni.

Si sarebbe dovuto chiamare Narciso

Fu proprio Russell Crowe a dichiarare che quelle sono le parole di un uomo che si appresta alla morte, un suicida consapevole, dal momento che dopo quell'affronto al centro di quello che sarebbe dovuto essere il Colosseo, verrà perseguitato, sebbene la sceneggiatura iniziale del film non prevedesse che il protagonista della storia morisse. La narrazione, infatti, era basata sulle vicende di Commodo, figlio di Marco Aurelio, raccontate nel romanzo di Daniel P. Mannix del 1958, Those About to Die (Quelli che stanno per morire). Il nome del protagonista, per essere fedeli alla trasposizione cinematografica del libro, doveva essere Narciso, dal nome del lottatore che, secondo le fonti storiche, ha strangolato l'imperatore Commodo. Fu proprio l'attore a decidere che il nome fosse cambiato, perché nessuno, secondo lui, avrebbe potuto empatizzare con un personaggio di nome Narciso.

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La voce di Luca Ward

La voce profonda e calda che introduce il racconto, ormai impressa nell'immaginario del pubblico italiano, accompagna lo spettatore all'interno di un mondo denso, violento, fatto di sopraffazione e crudeltà. Un monologo che, ancora oggi, mette i brividi e che difficilmente può essere dimenticato, restando negli annali del cinema. Colui che ha dato la voce a Russell Crowe è uno dei più celebri attori e doppiatori italiani, Luca Ward, la cui interpretazione è cristallizzata nel tempo ed è tra le più amate dal pubblico, tanto che sempre più spesso gli viene chiesto di ripetere: "Al mio segnale scatenate l'inferno" che è l'incipit della battaglia di cui Crowe è protagonista. In una recente intervista a Fanpage.it Luca Ward ha dichiarato "Russell Crowe è l'attore che in assoluto mi ha dato più popolarità a livello di doppiaggio, ci siamo anche conosciuti nel 2005, ed è un uomo simpaticissimo, e amante dell'Italia. Il gladiatore è un film che non passerà mai di moda e tutti mi chiedono sempre di ripeterne qualche spezzone e io non mi stanco mai". Tra le tante richieste non poteva mancare, ovviamente, il monologo che sancisce la sorte dell'Ispanico ovvero:

"Mi chiamo Massimo Decimo Meridio, comandante dell'esercito del nord, generale delle legioni Felix,servo fedele dell'unico vero imperatore Marco Aurelio,padre di un figlio assassinato,marito di una moglie uccisa e avró la mia vendetta in questa vita o nell'altra". 

Il record della colonna sonora

È stato il film che ha consacrato alla notorietà sia Russell Crowe che Joaquin Phoenix, il primo ha vinto l'Oscar come miglior attore, il secondo che pure aveva già fatto la sua comparsa nel mondo hollywoodiano, a soli 25 anni diventa un volto iconico del cinema. Ma senza dubbio degna di nota è la rilevanza che la colonna sonora ha avuto nel corso degli anni. "Now we are free", questo è il nome della musica composta da Hanz Zimmer e cantata da Lisa Gerrard che può vantare il record di colonna sonora più venduta e cercata al mondo. Si dice, tra l'altro che la lingua che accompagna la musica sia inventata, se non per alcune parole effettivamente riconoscibili. Due anni fa, il film fu proiettato al Circo Massimo e lì la colonna sonora fu riprodotta da 200 musicisti e coristi dell'Orchestra italiana del cinema, all'evento parteciparono sia la cantante che Russell Crowe, il quale non poté non sottolineare il legame nato tra il pubblico e il film: "La gente ancora mi ferma per strada", ha dichiarato l'interprete neozelandese.

La regia incredibile di Ridley Scott

Che Ridley Scott fosse un regista sensazionale, all'epoca de Il Gladiatore già si sapeva, solo tre anni prima aveva diretto il grande successo "Soldato Jane" e poteva vantare nel suo curriculum film come "I duellanti", "Alien", "Blade Runner" e anche il più romantico "Thelma e Louise", ma il film con Russell Crowe divenne quello che in gergo è chiamato colossal. Una pellicola di quel calibro, se tutt'oggi continua ad essere vista in tutta la sua imperfetta grandezza è anche grazie all'immenso merito del suo regista. Fu lui ad affidare la parte del protagonista all'attore originario della Nuova Zelanda, lui a decidere che non dovessero esserci implicazioni amorose nella storia di Massimo Decimo Meridio, altrimenti la sua vendetta sarebbe stata meno cruciale. Fu Scott a decidere di non sostituire Oliver Reed, che interpretava il mercante di schiavi Proximo, ma morì per un infarto improvviso tre settimane prima della fine delle riprese, eppure nelle ultime scene decise di utilizzare la tecnologia digitale. A lui fa capo la scelta di far combattere realmente gli attori, come dimostrano fratture e punti di sutura che Russell Crowe ha più volte dichiarato di aver subito, come l'idea di farlo incontrare con le tigri nell'arena, non quella del Colosseo, ma ricostruita a sua immagine a Malta.

Insomma, Il Gladiatore è, senza dubbio, uno dei film che ha segnato le sorti della cinematografia, uno dei titoli che ancora oggi guardiamo con ammirazione e stupore, un film che mostra i fasti e la barbarie di Roma e che, difficilmente, non ricorderemo anche con un briciolo di commozione.

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