In “Jimmy P.” Del Toro è un reduce di guerra indiano in fuga dai propri incubi
C’era grande attesa alla presentazione del film “Jimmy P.” del maestro francese Arnaud Desplechin, adattamento di un episodio vero del libro “Psychotherapy Of A Plains Indian” di Georges Devereux, antropologo e psicanalista ungherese, in concorso a questa ricchissima edizione del Festival di Cannes. La pellicola, ambientata alla fine degli anni ’40, racconta la storia di di Jimmy Picard, reduce indiano della seconda Guerra mondiale che soffre di disturbi fisici e psichici e per questo dichiarato schizofrenico e rinchiuso in ospedale. Lo prende in cura un medico di origine europea, Georges Devereux appunto, fondatore dell'antropologia culturale americana, metà ebreo e metà tedesco, che lavorò sul campo con gli indiani Mohave dell'Arizona, considerati addirittura “mutilati psicoculturali”. Proprio il rapporto con Picard gli permise di elaborare le sue teorie di psicologia transculturale confluiti nel libro “Reality and Dream”. Un film molto impegnativo e profondo, quindi, che vale la pena di essere visto. Oltre a Benicio Del Toro, nei panni di Jimmy P., il cast è composto da Mathieu Amalric, Gina McKee, Joseph Cross, Elya Baskin, Gary Farmer, Michelle Thrush, Misty Upham, Jennifer Podemski, Michael Greyeyes, A Martinez, Danny Mooney, Linda Boston e Arnold Agee.