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In Time, e se dovessimo comprare il tempo che ci resta da vivere?

Forse non abbiamo mai sbagliato tutte le volte che abbiamo detto “il tempo è denaro”. La pellicola diretta da Andy Niccol e con protagonisti assoluti Justin Timberlake e Amanda Seyfried ci catapulta nell’anno 2161, dove grazie ad una scoperta scientifica, le persone smettono d’invecchiare all’età di 25 anni. Per evitare la sovrappopolazione però, e soprattutto, se si vuole continuare a vivere, bisogna acquistare tempo, che quindi diventa una sorta di nuova valuta.
A cura di Ciro Brandi
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Forse non abbiamo mai sbagliato tutte le volte che abbiamo detto “il tempo è denaro”. Infatti, “In Time” prende alla lettera questa considerazione. La pellicola diretta da Andy Niccol e con protagonisti assoluti Justin Timberlake e Amanda Seyfried ci catapulta nell’anno 2161, dove grazie ad una scoperta scientifica, le persone smettono d’invecchiare all’età di 25 anni. Per evitare la sovrappopolazione però, e soprattutto, se si vuole continuare a vivere, bisogna acquistare tempo, che quindi diventa una sorta di nuova valuta. Le persone ricche, quindi, possono ovviamente vivere più a lungo, mentre quelle meno abbienti sono costrette a prenderne in prestito, elemosinarle o rubarle. Sulle braccia di tutti gli umani, tramite un numeratore, si avvia un conto alla rovescia che li avverte della loro fine e che ne monitora la durata. Il protagonista, Will Salas (Justin Timberlake) una sera incontra un uomo che gli confessa di avere 105 anni e di averne altrettanti a disposizione. L’uomo glieli regala prima di suicidarsi, mentre la madre di Will muore perché il ragazzo arriva in ritardo, non riuscendo a caricare la sua scorta. Come se non bastasse, Will viene anche accusato dell’omicidio dell’uomo e di avergli rubato il tempo che aveva. Costretto a fuggire, diventerà una sorta di Robin Hood, tentando di donare più tempo a colore che non possono permetterselo, portando con se Silvia Weis (Amanda Seyfried), figlia viziata di una magnate del tempo.

Idea assolutamente brillante ed originale quella di Niccol, messa in pericolo solo da una sceneggiatura (scritta dallo stesso regista) che non regge il confronto con la messa in scena, il montaggio straordinario e gli effetti speciali della Luma Pictures, Soho VFX, e Wildfire Visual Effects. E’ un vero peccato perché il ritmo narrativo è semplicemente perfetto, così come la fotografia ultramoderna che ci porta direttamente nell’atmosfera ansiogena e velocissima dell’anno 2161. Justin Timberlake, con “In Time”, ha ottenuto forse il ruolo da protagonista più importante della sua carriera d’attore (dopo le parti in “The Social Network”, Amici di letto” e “Bad Teacher”), molto simile per certi versi al Tom Cruise/Ethan Hunt di “Mission Impossible”, ed è apprezzabile nei panni di Will Salas. Non possiamo dire lo stesso di Amanda Seyfried, bravissima e talentuosa attrice del momento, che in questo sci-fi sembra assolutamente fuori posto (o sprecata) nel ruolo della “pupa” intontita. Cillian Murphy da inevitabilmente quel tocco di classe e spessore a tutto il film, interpretando il poliziotto Raymond Leon, in una città allo sbando più totale.

E’ importante notare che la location scelta per ambientare la pellicola è Los Angles, non a caso, riconosciuta a livello mondiale come la città giovane per eccellenza, che in “In Time”, si divide in due, contrapponendo la zona malfamata e povera, Dayton, con quella ricca, New Greenwich (guarda un po’!). Senza perderci in discorsi molto più ampi e profondi, come quello riguardante il capitalismo darwiniano, possiamo sicuramente affermare che il film è assolutamente godibile, fresco e d’impatto. Poco importa stavolta se la sceneggiatura è stata scritta in fretta e furia, perché, in questo caso, gli spettatori andranno al cinema trascinati dalle immagini del convincente (e non ingannevole trailer), dalla presenza di Timberlake (soprattutto le femminucce) e dal curioso plot. Ci basta.

Voto: 7-

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