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“Io speriamo che me la cavo”, la commedia con Paolo Villaggio usciva 25 anni fa

Il film della Wertmuller usciva il 9 ottobre 1992 e, a distanza di 25 anni, la si può definire una delle sue opere migliori. Attraverso le (dis)avventure del maestro Sperelli/Paolo Villaggio inviato in una degradata scuola in provincia di Napoli, la regista affronterà temi importanti come la delinquenza e lo sfruttamento del lavoro minorile, il bullismo, ma sempre con molta leggerezza e ironia.
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A cura di Ciro Brandi
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Era il 9 ottobre del 1992 quando nelle sale sbarcava “Io speriamo che me la cavo”, la commedia di Lina Wertmüller, con protagonista Paolo Villaggio, scomparso lo scorso 3 luglio, tratta dal libro omonimo di Marcello D’Orta. Il film racconta la storia del maestro Marco Tullio Sperelli (Villaggio), trasferito per errore in una scuola di Corzano, una cittadina in provincia di Napoli. Sin da subito, il maestro trova una situazione delirante, dove tutti i suoi allievi (una ventina in tutto) formano un microcosmo di problematiche diverse, più o meno gravi. Dopo averli letteralmente “raccolti” ad uno ad uno per portarli a scuola, un giorno uno di loro, Raffaele (Ciro Esposito), il più teppistello di tutti, irromperà in classe aggredendo verbalmente il maestro, che gli darà uno schiaffo. Da allora, la situazione cambierà e, tra mille difficoltà, il maestro Sperelli entrerà nel cuore dei bambini, e loro nel suo, fino al prossimo trasferimento.

Il libro di Marcello D'Orta composto da 60 temi

Il libro omonimo da cui è stato tratto il film è stato scritto da Marcello D’Orta, insegnante e scrittore napoletano, venuto a mancare nel 2013. L’opera è uscita nel 1990 ed è composta da sessanta temi scritti dagli allievi di una scuola elementare di Arzano, in provincia di Napoli e riuscì a vendere ben 2 milioni di copie in Italia. La Wertmuller fiutò subito l’enorme potenziale racchiuso in quelle storie e iniziò a scrivere la sceneggiatura con un team composto da Alessandro Bencivenni, Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi, Domenico Saverni e Andrej Longo. Un lavoro lungo e difficile, dato che si trattava di mettere assieme pezzi di un puzzle fatto di 60 storie, ma che alla fine ha portato ad un risultato eccezionale che, ad oggi, resta uno dei film migliori della regista.

L'ambientazione pugliese

Il film non è ambientato ad Arzano, per una questione legata ai diritti d’autore, ma a Corzano, paese che in realtà si trova in provincia di Brescia. A dire il vero, la regista voleva girare a Napoli ma, proprio quando iniziarono i sopralluoghi, si dice che la troupe fu avvicinata da alcuni personaggi legati alla malavita che pretendevano una percentuale del budget. Le riprese furono, quindi, spostate a Taranto, al Borgo Antico e alcun scene sono stare girate anche a Tivoli, ad Altamura, a San Giorgio a Cremano (NA) e alla Reggia di Caserta.

Povertà, lavoro minorile e bullismo

La regista romana scelse Paolo Villaggio come assoluto protagonista, regalandogli un ruolo che, momentaneamente, gli fece scrollare di dosso l’etichetta di Fantozzi e dargli una caratterizzazione totalmente diversa. Sperelli è un uomo semplice, pacifico, una sorta di giustiziere della cultura che porterà, inizialmente, scompiglio nella degradata Corzano, ma che riuscirà a “domare” grazie alla sua autentica saggezza. Attraverso l’interazione del personaggio di Villaggio con gli altri piccoli protagonisti, la Wertmuller riesce a trattare temi importanti come la povertà, la delinquenza e lo sfruttamento del lavoro minorile, il bullismo, ma sempre con molta leggerezza e ironia, sapendo smorzare i momenti più “forti” con la sua inconfondibile impronta da persona sensibile, stravagante e attenta al suo pubblico.

Le piccole promesse del cinema e della tv

Nel cast, oltre ai grandi Paolo Bonacelli, Isa Danieli, Mario Porfito, Sergio Solli e Giorgio Morra, ci sono piccoli attori che poi sono diventati stelle del cinema e della televisione italiana. Adriano Pantaleo, nel film Vincenzino, è diventato famoso per il ruolo di Spillo nella miniserie tv “Amico mio”(1993 e 1998), con Massimo Dapporto. In seguito, sempre con l’attore, gira la fiction “Casa famiglia”(2001) mentre, successivamente, lo vedremo anche ne “Il bello delle donne 3” e “Tutti pazzi per amore”(2008-2011). Ciro Esposito, che nel film è Raffaele, di fiction ne ha girate tantissime e, tra le più famose, ci sono “Uno di noi” “Un prete tra noi”, “La squadra”, “Orgoglio”, “Le ali” e “Mannaggia alla miseria”(2010), diretta ancora da  Lina Wertmuller. Al cinema, lo abbiamo visto in “Vacanze di Natale 2000”(1999); “E adesso sesso”(2001), “Il Grande Torino”(2005) e “Sodoma – L’altra faccia di Gomorra”.

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