J.Edgar, la coppia Eastwood/ Di Caprio in odore di Oscar.
Il mito Clint Eastwood torna nelle sale italiane con il suo ultimo film, interpretato magistralmente da Leonardo Di Caprio, sceneggiato da Dustin Lance Black.
La pellicola racconta di come J.Edgar Hoover, appena arrivato all'FBI, la cambiò radicalmente e in meglio, debellando il gangsterismo degli anni del proibizionismo. J. Edgar creò selezioni durissime e ferrea disciplina per i suoi agenti, governando l'FBI col pugno di ferro per tantissimi anni (1924-1972) con notevoli risultati, e passando attraverso otto presidenti americani, da Calvin Coolidge a Richard Nixon. Discusso e odiato per i suoi metodi non certo delicati, J. Edgar fu anche accusato di violazione dei diritti umani, specialmente durante il maccartismo, ma l'FBI sotto di lui ha sempre avuto notevoli risultati.
Eastwood analizza e mostra al mondo la figura di un uomo grandioso, complesso, coraggioso, temuto, di cui però si sapeva poco o nulla. Leonardo Di Caprio lo interpreta in maniera eccellente (tralasciando il tremendo trucco posticcio della seconda parte!) trasmettendo chiaramente i conflitti interiori di J.Edgar Hoover – l’omossessualità repressa, la voglia di spingersi oltre i limiti, l’eroismo di alcune sue azioni, la figura materna (Judi Dench) opprimente e onnipresente – e dando all’uomo un’impronta assolutamente affascinante e quasi ipnotizzante. Ad affiancarlo troviamo una straordinaria Naomi Watts nei panni della fedele segretaria Helen Gandy, la quale era al corrente di ogni attività di Hoover, e Armie Hammer (visto in “The Social Network”) nel ruolo di Clyde Tolson, direttore associato dell’FBI e suo collaboratore più stretto e con cui s’insinuò che avesse una relazione, mai confermata.
Hoover, oltre a tutti i suoi meriti, fu ritenuto fra i responsabili delle numerose violenze commesse dagli agenti dell’FBI nei confronti della comunità afroamericana e, verso la fine della sua carriera, fu accusato di violazione dei diritti civili per aver disposto indagini illecite nei confronti di alcuni cittadini americani ritenuti simpatizzanti del comunismo durante il maccartismo, tra cui Charlie Chaplin e Martin Luther King.
Tuttavia Clint Eastwood sembra voler far prevalere la parte privata del personaggio Hoover su quella pubblica e politica, il che smorza il tono eccessivamente drammatico e pesante di alcune scene e ci fa apprezzare ancora di più la bravura degli attori protagonisti, soprattutto di Di Caprio, a cui stavolta potrebbe andare l’ambita statuetta dorata.
Voto: 8