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Javier Bardem scrive una lettera sui fatti di Gaza: “Barbarie incomprensibile”

L’attore spagnolo, premio Oscar nel 2008, ha deciso d’inviare una lettera al Direttore del giornale El Diario per esprimere tutto la sua vergogna e il suo rammarico verso una guerra incomprensibile che sta uccidendo centinaia di innocenti, soprattutto bambini.
A cura di Ciro Brandi
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L’attore spagnolo, Javier Bardem, star di film straordinari come “Mare Dentro”, “L’amore ai tempi del colera”, “Vicky Cristina Barcelona”, di Woody Allen e premio Oscar, nel 2008, per la sua straordinaria interpretazione in “Non è un paese per vecchi”, dei fratelli Coen, ha voluto gridare tutta la sua indignazione contro il massacro che si sta verificando, in questo periodo, nella striscia di Gaza, tra palestinesi e israeliani. L’attore, ha deciso così di inviare una lettera al Direttore del giornale spagnolo El Diario, con commenti molto duri, nei quali traspare tutta la sua indignazione e sgomento verso l’uccisione di bambini innocenti, verso l’Europa che non fa nulla per aiutare quella gente.

Javier Bardem: “Essere ebreo non vuole dire essere sionista”

Qui di seguito troverete il testo integrale della lettera inviata al giornale da Bardem, in cui l’attore scrive, senza remore, tutto quello che, in fondo, anche la maggior parte di noi pensa su questo massacro inaudito e su una guerra ottusa che sta facendo solo vittime innocenti:

Nel vergognoso orrore che sta avendo luogo a Gaza, non è possibile essere equidistanti o neutrali.

È una guerra di occupazione e sterminio contro un popolo senza risorse, confinato in un territorio piccolissimo, senza acqua; dove ospedali, ambulanze e bambini sono considerati bersagli e presunti terroristi. Difficile da capire ed impossibile da giustificare. Così come vergognoso è il comportamento della comunità internazionali occidentale che sta permettendo questo genocidio.

Non riesco a comprendere questa barbarie, che la storia passata del popolo ebreo rende ancor più tristemente incomprensibile.

Solo le alleanze geopolitiche, e quella maschera ipocrita che è il mondo degli affari – a partire, per esempio, dalla vendita di armi – possono spiegare la presa di posizione vergognosa di Usa, UE e della Spagna.

So già che, come sempre, c'è chi delegittimerà, adducendo fatti privati, il mio diritto a esprimere un'opinione, quindi ci tengo a mettere in chiaro I seguenti punti:

Sì, mio figlio è nato in un ospedale ebreo, perché persone a cui voglio bene e che mi sono vicine sono di religione ebraica. Essere di religione ebraica non vuol dire appoggiare questo massacro, allo stesso modo in cui essere ebreo non equivale ad essere sionista. Ugualmente, essere palestinese non vuol dire essere per forza un terrorista di Hamas. Fare questa confusione è assurdo, come lo sarebbe dare del nazista a qualcuno solo in quanto Tedesco.

Sì, lavoro anche negli Stati Uniti, dove ho tanti amici e conoscenti ebrei che rifiutano l'intervento armato israeliano e la sua politica di aggressione. Proprio ieri, uno di loro per telefono mi diceva: "Non si può parlare di legittima difesa, mentre si stanno ammazzando dei bambini". E non è il solo, ho anche molti altri amici con cui discuto su questo tema, confrontandoci apertamente.

Sì, sono Europeo, e mi indigna questa Unione che dice di rappresentarmi con il suo silenzio, e la sua vergogna senza fine.

Sì, vivo in Spagna, pago le tasse in questo Paese, e non voglio che i miei soldi servano a finanziare politiche volte ad appoggiare il perpetrarsi di questa barbarie, facendo affari con paesi che si arricchiscono uccidendo bambini innocenti.

Sì, mi indigna, mi riempie di vergogna e dolore tutta questa ingiustizia, così come l'assassino di questi Esseri Umani. Questi bambini sono nostri figli: è spaventoso. Non posso che sperare che si estingua, nel cuore di questi assassini, questo veleno sanguinario che solo crea ancora più risentimento e più violenza, e lasci spazio a un sentimento di compassione. Sperando che un giorno, gli israeliani e i palestinesi che solo sognano la convivenza e la pace, possano finalmente un giorno vedere avverato il loro desiderio.

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