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Ken Russell, l’ultimo addio al regista degli scandali

Il regista e sceneggiatore britannico Ken Russell si è spento all’età di 84 anni. Russell è stato famoso per i suoi film originali, onirici e scandalosi, che hanno suscitato la curiosità e l’interesse del pubblico e dei critici di tutto il mondo.
A cura di Ciro Brandi
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Il regista e sceneggiatore britannico Ken Russell si è spento all’età di 84 anni. Russell è stato famoso per i suoi film originali, onirici e scandalosi, che hanno suscitato la curiosità e l’interesse del pubblico e dei critici di tutto il mondo.

La sua vita è stata un concentrato di emozioni allo stato e di “curve”, mai del tutto lineare o scontata. Dop aver fatto numerosi lavori, Russell fu pilota della RAF e in seguito fotografo, fino a quando nel 1956 inizia a girare dei cortometraggi per la BBC sulle biografie di musicisti e artisti (Debussy, Dante Gabriel Rossetti, Richard Strauss e tanti altri).

L’esordio sul grande schermo arriva otto anni dopo, nel 1964 con il film “Pepe francese” (“French dressing”) ma il primo grande successo fu “Donne in amore” (1969), tratto dal romanzo di David Herbert Lawrence, quasi un affresco poetico e provocatorio della sua arte. Nel 1971 il regista si presentò alla Mostra del Cinema di Venezia con la pellicola “The Devils”, i protagonisti erano Vanessa Redgrave (vista recentemente in "Anonymous" di Emmerich) e Oliver Reed: è scandalo! Il film è la trasposizione, molto più spinta e truculenta, del capolavoro di Huxley, una sorta di rivisitazione del Medioevo, delle streghe, una storia sull’orrore del potere che gli valse le severe critiche del Vaticano, la censura e il sequestro dopo la chiusura del Festival. Ma il successo e la fama ormai avevano già fatto il giro del mondo e il nome del regista era diventato sinonimo di coraggio, genio visionario e provocazione.

Accantonata l’esperienza turbolenta di Venezia, Russell  girò una serie di biografie di grandi artisti in maniera estrosa e drammatica: “La perdizione” (1974) su Mahler, “Lisztomania” (1976) su Liszt e “Valentino”, sulla star del cinema muto Rodolfo Valentino, interpretato per l’occasione dal grande ballerino russo Rudolph Nureyev. La sua parte anarchica e prettamente visionaria viene espressa in “Tommy” (1975), pellicola tratta dalla rock-opera degli Who, e poi in “Stati di allucinazione”, il thriller “China Blue” e il fanta-horror “Gothic”, tutti tra il 1980 e il 1986.

Il colpo di grazia viene dato con “Whore” (“Puttana”) una sorta di docu-film che prende spunto dal ben più romantico e melenso “Pretty Woman”, con Richard Gere e Julia Roberts. L’insuccesso della sua ultima pellicola “Oltre la mente” (1995), biografia di Uri Geller, lo portò a lavorare su produzioni indipendenti.

Oggi è riconosciuto all’unanimità come genio delle rappresentazioni figurative portare all’estremo, al delirio, al misticismo fuori da qualsiasi logica. Vale la pena riscoprire qualche perla della sua filmografia.

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