2 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Kevin Spacey in “Call Of Duty”, i suoi mille volti al servizio di un videogame

Esce in questi giorni il videogame “Call of Duty Advanced Warfare”, ultimo capitolo di una saga decennale adorata. Kevin Spacey presta se stesso per un’operazione che sembra aprire definitivamente la recitazione al mondo digitale.
A cura di Andrea Parrella
2 CONDIVISIONI
Immagine

Il grado di scetticismo da parte di Hollywood nei confronti della tecnologia e il contributo che questa può apportare all'arte della recitazione, è ancora una costante da cui pare non si possa prescindere. Lo diceva qualche mese fa Gabriele Niola, che in un editoriale dedicato invocava, finalmente, un livellamento nella graduatoria di valutazione di una prova attoriale nature e quella mediata dalla tecnologia, giustificando questo desiderio di riconoscimento con la motivazione che l'apporto tecnologico non abbassa il coefficiente di difficoltà. Anzi, semmai lo innalza.

E se il pregiudizio esiste nei confronti delle opere filmiche che presentano queste caratteristiche, figurarsi come avrà dovuto reagire qualche benpensante alla scelta di Kevin Spacey di donare completamente il proprio volto, l'espressività e le sue incommensurabili doti artistiche, per la realizzazione di un videogioco. Parliamo di Call of Duty Advanced Warfare, ultimo capitolo di una saga di videogiochi che in quasi dieci anni ha venduto qualcosa come 120 milioni di copie. Spacey ha naturalmente recitato in un luogo asettico, vuoto, vestito solo di una tutina e sensori atti a cogliere l'espressività del suo viso per riprodurla in forma digitale. Una frontiera attoriale non più nuova, ma sempre minimizzata. E' vero, si parla di un videogame e non di un film, ma si crede che questa occasione possa significare una definitiva apertura alla pratica e, come diceva proprio Niola, anche ad un riconoscimento formale.

Il maestro della recitazione, probabilmente in questo momento storico tra i più noti al mondo, anche per la sua partecipazione alla serie machiavellica House of cards, ha dimostrato di apprezzare profondamente la tipologia di impegno, confessando di aver trovato "strano" il tutto: "Non ero abituato. Recitare in una stanza vuota con una camera a pochi centimetri dalla faccia è stata un'esperienza davvero insolita". Eppure Spacey è quello che si potrebbe definire un purista dell'arte della recitazione, qualcuno che a primo impatto potrebbe rigettare modalità di questo tipo al sol pensiero. Si è al contrario dimostrato un professionista che non dimentica la tradizione, ma ne fa tesoro per metterla al servizio di altri supporti.

Nel videogioco, ambientato in un futuro distopico in cui eserciti guidati da privati hanno di fatto scalzato il potere dei governi nazionali, l'attore interpreta il ruolo del ricco imprenditore Jonathan Irons, fondatore di Atlas, una società militare nata con l'obiettivo di riportare la pace nel mondo dopo un devastante attacco terroristico che ha ridotto in ginocchio i governi. "Per me si tratta di un pubblico completamente differente dal solito, è stata una sfida davvero eccitante", continua Spacey, evidenziando come l'utenza del videogioco, che sarà disponibile su tutte le console di nuova generazione, fatta eccezione per Nintendo Wii U, sia differente dalla sua fanbase e che la cosa, più che ansia, non possa che generare piacere in un professionista come lui. Un aneddoto che intreccia videogioco, cinema e serialità televisiva, racconta come Micheal Condrey, fondatore di Sledgehammer Games, software house californiana creatrice di Advanced Warfare, non avesse Spacey tra le prime scelte: "Quando abbiamo iniziato a lavorare al progetto, tre anni fa, ero innamorato di Breaking Bad e pensavo che Bryan Cranston fosse l'attore giusto. Ma mentre scrivevamo la sceneggiatura, ci siamo resi conto che Spacey era la soluzione migliore".

2 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views