“La grande bellezza” trionfa agli Oscar: è il Miglior film straniero
Finalmente, l’Italia ce l’ha fatta. “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino, con Toni Servillo, Carlo Verdone, Sabrina Ferilli e Carlo Buccirosso, ha conquistato l’ambito Oscar come Miglior film straniero. Si conclude con questo enorme trionfo, quindi, il viaggio della pellicola più premiata e osannata dell’anno, vincitrice di decine di premi internazionali tra cui quattro Nastro d’Argento, quattro European Film Awards, il prestigioso BAFTA e il Golden Globe. L’unica delusione è avvenuta pochi giorni fa, ai César, gli Oscar francesi, che hanno premiato il belga “Alabama Monroe”, ma l’evento non ha scalfito la fama di cui godono film, regista e protagonisti in tutto il mondo. L’incantesimo, quindi, si è sciolto e il nostro Paese torna a vincere l’Oscar dopo 15 anni, quando a riceverlo fu, nel un emozionatissimo Roberto Benigni per "La vita è bella".
Per quei pochi che non l’avessero ancora visto – anche se il 4 marzo sarà trasmesso in chiaro da Canale 5, accompagnato da tutte le polemiche del caso – il film racconta la storia di Jep Gambradella (Servillo) che, dopo la pubblicazione del suo unico romanzo famoso, “L’apparato umano“, non ha scritto più nulla. Adesso è giornalista e la sua vita è un susseguirsi di incontri, appuntamenti e celebrazioni eccentriche che lo rendono testimone della crisi della società. Il clima che si respira nella capitale non è infatti più quello di un tempo: potenti, presenzialisti, contesse e immobiliaristi hanno preso il sopravvento, dando il via a un processo di degrado che trasforma gli uomini in mostri. A Jep, ormai cinico e insofferente, non resta che pescare nei ricordi e rivivere la sua giovinezza, contraddistinta dal ricordo di un innocente amore che gli fornirà forse lo spunto per scrivere qualcosa di nuovo. Sorrentino, dopo i meritati festeggiamenti, tornerà sul set del suo nuovo film americano, “The Future” (“Il Futuro”), con il grande Michael Caine, sperando di bissare il successo de “La grande bellezza”, ma con la consapevolezza di aver già scritto una pagina indelebile della storia del cinema italiano.