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Lea Michele distrutta dalla morte di Mark Salling: “Vive un momento difficile, non ci crede”

L’attrice di Glee ha parlato dello stato di Lea dopo la morte di Mark Salling. Pochi anni fa aveva dovuto superare il suicidio del fidanzato Cory Monteith, anche lui membro storico del cast della serie tv.
A cura di A. P.
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Sono passate poche ore dalla morte di Mark Salling, l'ex attore di Glee che si è tolto la vita a 35 anni. Una morte dolorosa, quella di Salling, per le circostanze in cui è avvenuta, per la sua giovane età ed anche per il precedente che riguardava proprio il cast della serie televisiva di grande successo, ovvero il suicidio di Cory Monteith, allora compagno dell'attrice Lea Michele, che dunque in pochi anni ha assistito al suicidio di due persone a lei molto vicine.

Il dolore di Lea Michele

Il magazine Life&Style ha pubblicato una dichiarazione di una persona a lei vicina, che ha descritto il suo stato d'animo: "Lea sta passando un momento molto difficile dopo la morte di Mark. È chiaro, negli ultimi anni non sono stati molto vicini, ma durante la realizzazione di Glee, Lea ha sempre considerato Mark come un fratello. È particolarmente difficile proprio in virtù della morte di Cory, non riesce a credere che un'altra persone del cast sia morta". 

L’arresto per possesso di materiale pedopornografico

L’uomo, protagonista della serie tv Glee, era stato accusato di pedopornografia. Il suo corpo è stato ritrovato privo di vita all’interno del Los Angeles River, nei pressi di Sunland, località dove risiedeva. La notizia del suo arresto aveva fatto tremare Hollywood. Nell’ottobre del 2017, il protagonista della popolare serie tv Glee aveva patteggiato , rischiando una condanna dai 4 ai 7 anni di prigione. All’interno del suo pc erano state ritrovate circa 50mila di minorenni, in seguito alla soffiata di una sua ex fidanzata.

La dichiarazioni di colpevolezza

Fu lui stesso, nel corso del patteggiamento, a dichiararsi colpevole. Di seguito la sua unica dichiarazione, riportata da Time: "Mi dichiaro colpevole perché sono colpevole delle accuse e perché desidero sfruttare le promesse previste in questo accordo, e per nessun'altra ragione". All’interno del documento di colpevolezza redatto dalla Corte si legge: “L'imputato sapeva di possedere materiale contenente immagini di minori impegnati in comportamenti sessualmente espliciti”. La condanna, che non era ancora arrivata al momento della morte, prevedeva che risarcisse con 50 mila dollari ogni minore ritratto nelle foto e che entrasse a far parte di un programma di recupero per colpevoli di reati sessuali.

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