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“London Boulevard”: La recensione

Un film in cui si mescolano vari generi, dal gangster movie all’action, dal thriller al sentimentale. Colin Farrell e Keira Knightley intrecciano una storia sentimentale un pò freddina, facendoci rimpiangere Whitney Houston e Kevin Costner.
A cura di Ciro Brandi
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colinkeira

Il film è diretto da William Monahan, sceneggiatore dell’acclamato “The Departed”, Oscar per la migliore sceneggiatura non originale, nel 2007. Ispirato al romanzo dell’irlandese Ken Bruen, apprezzato scrittore di crime stories, la pellicola ci porta in una Londra divisa a metà, tra benessere e piccoli sobborghi in preda alla delinquenza.

Il protagonista è Colin Farrell, nel ruolo di Mitchell, un criminale che esce di prigione dopo tre anni e che vuole dare un taglio netto al suo passato, trovando magari un lavoro onesto. Le buone intenzioni ci sono tutte, ma la redenzione sembra impossibile, in quanto il suo vecchio amico di malefatte, Billy (Ben Chaplin), lo trascina di nuovo  in quell’ambiente, guidato dal temibile boss Gant (Ray Winstone). Nella sua vita entra anche l’attrice Charlotte (Keira Knightley), che vive nel lusso ma è preda di ansie e depressioni. L’attrice propone a Mitchell di lavorare come sua guardia del corpo, il che potrebbe essere per lui l’ultima ancora di salvezza.

Ok, qualcuno di voi starà già pensando che si tratta del remake/reboot/prequel di “The Bodyguard”, con Whitney Houston e Kevin Costner… magari! Non c’è nulla che leghi le due pellicole, se non il fatto che Farrell faccia da guardia del corpo a Keira Knightley. La storia di “London Boulevard” è più noir – o almeno vorrebbe esserlo –  fatta di pentimento, riscatto, redenzione (inattuabile). Il concetto principale è quello che dal proprio passato non ci si può liberare, si ripresenta anche quando cerchiamo di scrollarci di dosso le macchie e gli sbagli. Sinceramente troppo poco per montare un’intero film, soprattutto da parte di un regista da cui ci si aspettano grandi cose.

Non si sa a quale genere appartenga: si passa con nonchalance dal gangster movie all’action, dal thriller al sentimentale, senza mai trovare un sentiero definito e diretto. La regia è dinamica solo nella prima mezz’ora, la sceneggiatura (scritta dallo stesso Monahan) è buona ma non eccelle, un vero peccato se si pensa che sono suoi anche gli script di “Le Crociate” e “Nessuna verità”, di Ridley Scott.

Il personaggio di Colin Farrell (che già di suo sembra sempre uguale in ogni film che gira) è fossilizzato, statico, non coinvolge, anche nei momenti (pochi) più concitati. Keira Knightley ha un ruolo a cui ancora non ho trovato una spiegazione logica, uno spreco totale, poche battute, si lancia in una storiella sentimentale inutile e scialba, che non aggiunge nulla al plot principale, per poi passare, improvvisamente, in secondo piano. Nessuno dei personaggi è sviluppato a dovere, sebbene il regista avesse a disposizione il materiale giusto. Attendiamo tempi migliori.

Voto: 4

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