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“Bronson” – La recensione

Follia, arte ed esibizionismo convivono nella stessa persona. Charles Bronson, il detenuto più violento del Regno Unito, cerca la fama e il consenso a tutti i costi, pagandone irrimediabilmente le conseguenze.
A cura di Ciro Brandi
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Un film assolutamente da non perdere. Tratto da una storia vera, è stato presentato in anteprima al London Film Festival nel 2008, mentre il debutto nella sale risale al 2009. In italia è arrivato solo dopo la presentazione al 27° Torino Film Festival (non se ne può più di questi ritardi e differite!). La regia è del danese Nicolas Winding Refn, director della trilogia “The Pusher”,  della cruenta saga vichinga “Valhalla Rising”, e del bellissimo “Drive”, vincitore all’ultimo Festival di Cannes per la Migliore Regia.

Il protagonista è lo straordinario attore britannico Tom Hardy, nei panni del violento criminale Michael Gordon Peterson, conosciuto come Charles Bronson, in onore del celebre attore. La pellicola è proprio una biopic di questo personaggio, totalmente fuori dagli schemi. Bronson è convinto di avere delle doti particolari, potenzialità che gli permetteranno di diventare famoso. Cresciuto in una famiglia benestante, a 17 anni, Charlie Bronson compie la sua prima rapina e viene arrestato, diventando il detenuto più violento del Regno Unito. Le prigioni sono il luogo perfetto per le sue esibizioni, per terrorizzare altri detenuti semplicemente minacciandoli, prendersi gioco dei secondini, per poi farsi ammazzare di botte dagli stessi, e sbattere in isolamento. In carcere passerà ben trent’anni della sua vita senza mai aver ucciso nessuno, dato che l’omicidio è contro la sua morale, lo ritiene giusto solo per i pedofili. E’un personaggio estremamente complesso e contorto, uno scrittore, pittore, un’esteta che cerca la fama a tutti i costi, facendosi, inevitabilmente, del male.

Refn divide il film in tre parti e in tre posti diversi: un teatro, la vita in strada e la cella d’isolamento.Ovviamente i richiami ad “Arancia Meccanica” di Kubrick sono più che leciti, anche per le tecniche registiche, l’atmosfera, le caratteristiche generali del personaggio, la fotografia grigia e cupa. Spaventa, per quanto bravo, l’attore Tom Hardy, protagonista assoluto, che da vita ad un uomo/bestia dalla psiche deviata, fisicamente temibile, con una mimica facciale fatta di smorfie ed espressioni surreali, un artista, un pugile, un folle, un egocentrico, uno che si bea anche degli applausi dei carcerati e che ci affascina dannatamente. Hardy, per prepararsi al meglio al ruolo, ha incontrato il vero Charles Bronson, tutt’ora in prigione, e ha dovuto modificare il suo corpo in maniera assurda, ingrassando e mettendo su una montagna di muscoli. Finalmente un bel film, correte al cinema!

Voto: 8

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