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L’Orso d’Oro 2011 va a “Nader e Simin”: tutto il cast vincitore del Festival di Berlino

Il Festival di Berlino 2011 ha assegnato al film dell’iraniano Ashgar Farhadi il premio più importante di tutta la Berlinale.
A cura di Anna Coluccino
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Leila Hatami, Asghar Farhadi, Sarina Farhadi, Sareh Bayat

Ha conquistato tutti il film Nader and Simin. A separation, dell'iraniano Ashgar Farhadi, una pellicola tanto preziosa da meritare l'assegnazione dell'ambitissimo Orso d'Oro 2011. Si tratta di un film intenso, traboccante umanità, un film che speriamo di vedere presto anche nelle nostre sale, sebbene, nella storia del Festival, siano davvero pochi i vincitori dell'Orso d'Oro che hanno avuto un reale mercato nel nostro paese. Tutto è lasciato alla libera iniziativa di qualche cinema d'essai, di una manciata di festival e poco più, ma non c'è quasi mai una reale distribuzione cinematografica delle pellicole che partecipano alla Berlinale.

Nader and Simin racconta le vicende di una coppia divorziata che ha appena ottenuto il permesso di espatrio per sé e per la figlia undicenne. Nader, il marito, non ha però nessuna intenzione di partire, preferendo restare accanto al padre, malato di Alzheimer. Intanto, Simin torna a vivere con i suoi genitori, mentre la figlia viene affidata al padre. Il film ha raccolto, fin da subito, il favore di critica e pubblico, tanto che si è cominciato a parlare di una sua possibile vittoria già a partire dal 15 febbraio, ovvero dal giorno in cui stato proiettato per la prima volta. Poi ci ha pensato la critica internazionale a promuovere la sua vittoria, assegnando al film il massimo del punteggio e premiandolo come miglior pellicola in concorso. Al termine della proiezione la sala è esplosa in una standing ovation ed ha dedicato al film un lunghissimo e accalorato applauso, una manifestazione di stima e affetto che suona come una definitiva consacrazione per il regista Ashgar Farhadi, già vincitore di un Orso d'Argento nell'edizione 2009 per il film About Elly, poi candidato agli Oscar. Di certo, sulla decisione della giuria, ha pesato non poco l'attuale situazione politica iraniana e, soprattutto, la triste vicenda che coinvolge uno dei principali esponenti del cinema di Teheran, ovvero Jafar Panahi, autore del bellissimo Il Cerchio ed assistente di uno dei mostri sacri della cinematografica mondiale Abbas Kiastorami. Panahi è stato incarcerato dal regime per aver girato film aspramente critici nei confronti della governo di Ahmadinejad ed è stato condannato a sei anni di reclusione e ad interrompere la sua attività artistica per i prossimi vent'anni.

attrice iraniana

Il Festival di Berlino è da sempre molto attento alle tematiche politiche e sociali, e questo premio, meritatissimo dal punto di vista qualitativo, è anche la rappresentazione del desiderio di "premiare" tutto il popolo iraniano, in lotta contro un violento tiranno, e tutta la cinematografia della nazione mediorientale che, al momento, vive sotto l'enorme, spaventoso ombrello della censura e della repressione. Ma Nader and Simin non è un film politico, è un film sull'umanità, sulla famiglia, sulla condizione femminile. Ashgar Farhadi, infatti, ha affermato che Nader e Simon è "La continuazione del discorso iniziato con i precedenti film. Un film che ha un finale che si può anche vedere come l'inizio di qualcosa. A me piace pensare che lo spettatore, finito il film, continui da solo il viaggio, immaginando cosa accadrà".

film iraniano 3

L'edizione del Festival di Berlino 2011 è stata una delle miglior degli ultimi anni, e non solo per la straordinaria qualità dei film in concorso, ma anche per il livello di partecipazione del pubblico "reale", quello che affolla le sale per puro piacere, per passione e non per lavoro. Nonostante il freddo, infatti, i giovani berlinesi hanno colorato la città con la loro costante presenza, perché la Berlinale è il festival della gente, e poi importa se le star corrono a barricarsi nelle auto scomparendo alla vista dei fan; poco importa se i red carpet sono poco affollati e la passerella è a dir poco fulminea, il cinema a Berlino vive d'altro, per questo è grande.

Per quel che riguarda i contenuti, invece, mai come quest'anno, lo spazio per la commedia è stato notevolmente ridotto, un dato sintomatico se si pensa ai potenti tumulti che agitano il pianeta da qualche tempo a questa parte: uomini che insorgono e rovesciano regimi come fossero onde anomale, terremoti che devastano come fossero guerre… e la corruzione diffusa, ad innaffiare il tutto. Questa, probabilmente, la ragione per cui gli autori delle pellicole in concorso alla Berlinale 2011 hanno optato per racconti crudi, dolenti, specchio di un'umanità che fatica a ritrovare se stessa e le ragioni del proprio esistere ma che, nonostante tutto, resiste, o almeno ci prova. Quella mostrata attraverso gli schermi del Festival di Berlino 2011, è un'umanità che tenta di elaborare il lutto della perdita della propria identità, di ristabilire un ordine etico, malgrado il nemico sia, spesso, troppo ricco e potente per essere abbattuto; in altri casi, è proprio l'uomo a tramutarsi nell'arcinemico di se stesso, in altri ancora è in lotta contro un passato orribile che non smette di avvelenare il presente. Ad ogni modo, il cinema in scena a Berlino ha afferrato in pieno lo spirito del nostro tempo, o meglio lo ha "colpito", forse nel tentativo di cristallizzarlo, di fermarlo, di abbatterlo, di cambiarlo o, più plausibilmente, nel tentativo di scatenare una reazione. L'arte può cambiare il mondo, se gli uomini che lo popolano sono pronti a cambiare.

I portagonisti di "Nader e Simin" si sono inoltre aggiudicati anche diversi orsi d'argento, in particolare quello alla migliore attrice e al migliore attore. Assegnazioni, queste, dirette singolarmente a tutto il cast.

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