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Marilyn Monroe, l’inarrivabile angelo biondo nasceva 90 anni fa

Marilyn Monroe è un’icona della cultura popolare, fonte d’ispirazione per la letteratura, per la musica, musa di tantissimi artisti. Con circa 33 film, l’attrice – scomparsa a soli 36 anni – si è incastonata, come i suoi amati diamanti, per sempre nella storia del cinema, anche se la vita dell’angelo biondo è stata molto difficile, quasi come fosse perseguitata dal suo stesso mito. A 90 anni dalla sua nascita, la sua stella brilla ancora.
A cura di Ciro Brandi
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Quando si parla di grandi e immortali icone del cinema, lei è quella che ci viene immediatamente in mente, assieme a James Dean. Marilyn Monroe è un mito della cultura popolare, fonte d’ispirazione per la letteratura, per la musica, musa di tantissimi artisti pop e non. Con circa 33 film, l’attrice si è incastonata, come i suoi amati diamanti, per sempre nella storia del cinema, grazie, soprattutto a pellicole come “Giungla d’asfalto”, “Eva contro Eva”, “Niagara”, “Gli uomini preferiscono le bionde”, “Come sposare un milionario”, “Quando la moglie è in vacanza” e “A qualcuno piace caldo”. Amatissima anche come cantante, tra i suoi brani indimenticabili non si possono non ricordare “My Heart Belongs to Daddy”, “Bye Bye Baby” e “Diamonds Are a Girl’s Best Friend”. La vita dell’angelo biondo di Hollywood, però, non è stata assolutamente facile, segnata da dolori familiari, orfanotrofi e un’adolescenza ancora più difficile. Il suo percorso è stato caratterizzato da amori e passioni fulminanti, scandali, cadute e risalite continue, quasi come fosse perseguitata dal suo stesso mito, fino alla morte che, ancora oggi, resta un vero e proprio mistero.

L’infanzia e l’adolescenza tra orfanotrofi e famiglie adottive

Norma Jeane Mortensen nasceva il 1° giugno 1926 a Los Angeles da Gladys Pearl Monroe, una donna che lavorava alla Consolidated Film Industries, ma l’identità del padre è ignota. Si dice che fosse figlia di Martin Edward Mortensen, un fornaio norvegese, ma molto più probabilmente, di Charles Stanley Gifford, un impiegato della Consolidated Film Industries. La donna era instabile mentalmente e, sin da subito, dimostrò di non potersi prendere cura di Norma, che trascorse la sua infanzia in famiglie adottive e negli orfanotrofi di Hollygrove e L.A. Orphan’s Grove, fino a quando, fu affidata a Grace McKee, archivista della Columbia Pictures e amica della mamma. La donna divenne la sua tutrice e Norma iniziò con lei ad appassionarsi al mondo del cinema. Quando compie 16 anni, però, la McKee si sposa e non può più prendersi cura di lei, così la ragazza deve tornare in orfanotrofio. Nel 1941 torna a casa dalla McKee e frequenta l’Emerson Junior High School e il Van Nuys High School. La donna le fa sposare un certo James Dougherty, nel 1941, quando Norma aveva solo 16 anni, e nel 1944, l’uomo si arruola nella marina mercantile. Norma decide di trasferirsi a casa della suocera, a Los Angeles, dove inizia a lavorare come operaia nello stabilimento Radioplane, di proprietà dell’attore Reginald Denny, e come modella del fotografo David Conover, che la spinge ad avventurarsi nel mondo dello spettacolo. Intanto, James e Norma divorziano nel 1946.

I lavori come modella e i primi film con la Fox e la Columbia

Il fotografo André De Dienes la mette in contatto con l’agenzia di modelle Emmeline Snively e ciò la spinge a cercare fortuna anche nel mondo del cinema. Bussa, quindi, alle porte della Fox, dove fa un’ottima impressione al regista Ben Lyon che, però, le consiglia di cambiare il nome in Marilyn Monroe, in omaggio alla grande Marilyn Miller, e anche il colore dei capelli, da castano e biondo platino. Da lì inizia la sua scalata verso il successo, firmando un contratto con la 20th Century Fox, il 24 agosto 1946. Il primo ruolo risale al 1947, quando viene inserita nel cast del film “The Schocking Miss Pilgrim”, di George Seaton, ma il suo ruolo di operatrice telefonica passa quasi inosservato. Dopo altre comparsate, ne “I verdi pascoli Del Wyoming”(1948) di Louis King e in “You Were Meant for Me”(1948) per la regia di Louis King, è la cameriera Evie nel film “Dangerous Years”(1948) di Arthur Pierson, ma non ottiene molto seguito. La Fox, quindi, non le rinnova il contratto perchè non soddisfatta del suo lavoro. Marilyn, allora, cerca lavoro alla Columbia, che la assolda per sei mesi. Nel frattempo, studia recitazione con Natasha Lytess e, già nel 1950, prende parte ai film “Una notte sui tetti”, di David Miller e LeoMcCarey, “La figlia dello sceriffo” di Richard Sale ed “Eva contro Eva”, di Joseph L. Mankiewicz.

Lo scandalo della foto sexy comprata da Hugh Hefner

Il ruolo della provocante Angela Phinlay in “Giungla d’asfalto”, di John Huston le da maggiore visibilità e la spinge verso ruoli diversi. Tuttavia, le manca ancora un film come protagonista assoluta, dato che il pubblico la vede più come una bellissima pin up che come interprete di valore. Paradossalmente, uno scandalo fotografico riesce a lanciarla verso la Hollywood che conta. Nel 1949, infatti, l’attrice ha seri problemi economici, così accetta l’offerta di Tom Kelley di posare nuda per 50 dollari. La foto venne venduta per far parte del calendario Miss Golden Dreams, ma un ricattatore, nel 1952, minacciò di rendere pubblico il fatto. La Fox consigliò all’attrice di negare, ma lei cavalcò l’onda e ammise di essere il soggetto della foto e di averla fatta perchè aveva bisogno di soldi. Ciò fece aumentare la sua popolarità in maniera esponenziale e Hugh Hefner ne comprò i diritti per il primo numero di Playboy. La Fox le offre un nuovo contratto di 7 anni e Marilyn gira “Le memorie di un Don Giovanni”(1951) di Joseph M. Newman, “La confessione della signora Doyle”(1952) per la regia di Fritz Lang e ha la possibilità di lavorare con Cary Grant nei film “Matrimoni a sorpresa” e “Il magnifico scherzo”, nel 1952.

“Gli uomini preferiscono le bionde” e il matrimonio con Joe DiMaggio

Sempre nel 1952, sposa il critico letterario Robert Slatzer e nel 1953 è la protagonista del melodramma “Niagara”, di Henry Hathaway, ma il successo arriva con il musical “Gli uomini preferiscono le bionde”(1953), diretto da Howard Hawks. Il regista le affianca la bella Jane Russell e le due attrici interpretano, rispettivamente, i ruoli di Lorelei Lee e Dorothy Shaw, due ballerine americane molto amiche ma decisamente diverse. Dorothy è attratta dalla bellezza e Lorelei (Monroe) dalla ricchezza. La Monroe emerge anche grazie alle sue straordinarie capacità canore in brani storici come “Bye Bye Baby” e “Diamonds Are a Girl’s Best Friends!” e, così, la strada verso la fama è finalmente spianata. Contro il parere della Fox, l’attrice decide di fermarsi e di andare a perfezionarsi al famoso Actor’s Studio di New York, sotto la guida di Lee Strasberg, e nel 1954 sposa il campione di baseball Joe DiMaggio. Entrambi divorziati, i due si sposano al municipio di San Francisco. Il campione, però, è troppo geloso e mal sopporta il lavoro e la popolarità della diva, così la loro unione scoppia dopo pochi mesi, anche se continueranno ad essere ottimi amici.

“Quando la moglie è in vacanza” e i due aborti

La sua carriera procede con i film “La magnifica preda”(1954) di Robert Mitchum e il bellissimo “Quando la moglie è in vacanza”(1955), che diventa un grande successo di pubblico negli USA. La scena in cui, all'uscita dal cinema, la gonna bianca Marilyn Monroe si alza mentre si trova su una grat, è un cult assoluto. Tuttavia, lavorare con il regista Billy Wilder non fu affatto facile e provocò alla diva attacchi di panico e depressione. Il suo malessere viene alleviato dall’assegnazione dell’Henrietta Award per la Migliore attrice del mondo. Nel 1955, la diva, assieme al fotografo Milton Greene, fonda la Marilyn Monroe Production Inc. e, nel 1956, sposa il drammaturgo Arthur Miller girando, successivamente, la commedia “Fermata d’autobus”, di Joshua Logan, che le regala una nomination ai Golden Globe come Migliore attrice in un film commedia o musicale. Nel 1957 gira “Il principe e la ballerina”, di Laurence Olivier e, purtroppo, durante il matrimonio con Miller resta incinta due volte ma abortisce a causa dell’endometriosi, e ciò la fa ripiombare nell’incubo della depressione.

“A qualcuno piace caldo” e il ricovero in clinica

Purtroppo, la situazione non sembra migliorare quando la diva gira il cult “A qualcuno piace caldo”(1959), sempre con Billy Wilder. La diva è nei panni della musicista e cantante degli anni ’20 Sugar "Kane" Kowalczyk, coadiuvata da Tony Curtis e Jack Lemmon, nei panni di Joe e Jerry, musicisti come lei che, per sfuggire ai gangster di Al Capone, si travestono ed entrano a far parte dell’orchestra di sole donne. La commedia vince un Oscar e tre Golden Globe, tra cui quello per il miglior attore in un film commedia o musicale a Jack Lemmon e quello come Migliore attrice in un film commedia o musicale a Marilyn Monroe. Durante la lavorazione, comunque, la diva ha nuovamente problemi con la troupe e con il regista. La sua infelicità, la voglia di fuggire dal clamore di Hollywood, sembrano quasi palpabili e i riconoscimenti, la voglia di essere considerata un’attrice di talento e non solo un corpo, non le bastano più. Sul set della commedia musicale di George Cukor, “Facciamo l’amore”(1960), l’attrice conosce l’attore Yves Montand e i due hanno una relazione. A fine riprese, però, l’attore l’abbandona, ma ormai il matrimonio con Miller è compromesso e, dopo aver girato “Gli spostati”(1961) di John Huston, i due divorziano. La Monroe, nei mesi successivi cede alla dipendenza di alcol e psicofarmaci, fino a farsi ricoverare spontaneamente, ma sotto falso nome, presso una clinica di New York e solo grazie all’aiuto del suo ex marito Joe DiMaggio, riuscì a venirne fuori.

“Happy Birthday Mr. President” e l’incompiuto “Something’s Got to Give”

Non tutti sanno, forse, che Truman Capote scrisse “Colazione da Tiffany” apposta per Marilyn Monroe, ma la casa di produzione volle assolutamente Audrey Hepburn. La diva, intanto, è al centro del gossip per le sue relazioni, soprattutto per quella con Frank Sinatra e col Presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy, per il quale canterà “Happy Birthday Mr. President” al Madison Square Garden, davanti a 15mila persone, e si parlava anche di un flirt col fratello Robert Kennedy. Nel 1962, George Cukor la vuole per la commedia “Something’s Got to Give”, ma le condizioni di salute della diva erano pessime e dovette allontanarsi dal set più volte. Il regista decise, quindi, di licenziarla e sostituirla con Lee Remick, ma le riprese non proseguirono e il film non fu mai portato a termine.

La morte e i funerali organizzati da Joe DiMaggio

Pochi mesi dopo, esattamente il 5 agosto 1962, Marilyn muore a Los Angeles per overdose di droga e barbiturici. Il cadavere fu trovato dalla sua governante, Eunice Murray, riverso a terra e col telefono in mano. Da quel momento, le ipotesi sulle cause della sua morte si sono moltiplicate, spaziando dalla complicità dei Kennedy alla mafia americana, che per vendicarsi del Presidente avrebbe ucciso la diva. Ad occuparsi dei funerali fu il suo ex marito Joe DiMaggio, organizzando la cerimonia al Westwood Memorial Park, con una trentina di persona, ma gli altri ex-mariti e sua mamma non parteciparono. Il mito si spegneva, quindi, a soli 36 anni, ma quell’immagine di donna voluttuosa, sorridente, avviluppata in abiti da sogno e con quel volto di ceramica incorniciato dai capelli d’oro resterà nella nostra mente per sempre.

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