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“Mi mise le mani nei collant, avevo solo 17 anni”, l’accusa di Kathryn Rossetter a Dustin Hoffman

Dopo la scrittrice Anna Graham Hunter, che ha accusato Dustin Hoffman di averla molestata quando era una stagista poco più che 17enne, si aggiunge anche l’attrice Kathryn Rossetter, che ha voluto pubblicare sul magazine Hollywood Reporter la storia delle presunte molestie subite sempre dall’attore nel 1983.
A cura di Eleonora D'Amore
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Continua la bufera delle molestie sessuali a Hollywood e sembra proprio che per Dustin Hoffman non sia finita. Alla scrittrice Anna Graham Hunter, che ha accusato l'attore di averla molestata, con palpeggiate e frasi inconsulte, quando, nel 1985, lavorava come stagista sul set di Morte di un commesso viaggiatore a soli 17 anni, un'altra donna, si aggiunge l'attrice Kathryn Rossetter, che ha voluto pubblicare sul magazine Hollywood Reporter la storia delle presunte molestie subite nel 1983.

Ero un'aspirante attrice a New York City, avevo 17 anni e non avevo avuto il privilegio di frequentare scuole importanti, avevo studiato privatamente e cercato un lavoro in tutti i modi. Avevo pochissima esperienza quando mandai la mia foto sperando di ottenere un'audizione per la messa in scena, a Broadway, di Morte di un commesso viaggiatore, protagonista Dustin Hoffman. […] Era molto allegro, simpatico, disse che gli piaceva come ridevo e che voleva proprio me. Non potevo credere alle mie orecchie. Il regista obiettava che fossi troppo giovane e Hoffman mi suggerì, per il provino definitivo, di truccarmi in modo da sembrare più grande di quanto fossi in realtà.

Il massaggio nella stanza d'albergo

Superati i provini per la parte, Kathryn Rossetter venne scritturata e intensificò così i suoi rapporti con la star di Hollywood, così come continua a raccontare, andando nello specifico di alcuni incontri che pare si siano svolti nella camera di un albergo, nella quale lei stessa si recò, a suo dire, inconsapevole di cosa realmente l'aspettasse:

Dustin mi invitò a cena e mi presentò sua moglie, e telefonò a mia madre per dirle che stavo per debuttare a Broadway. Era il mio eroe. […] Tre giorni dopo, mi portò a pranzo poi mi disse di accompagnarlo in albergo perché aveva dimenticato di prendere qualcosa. Mi sembrò strano che parlasse di albergo perché abitava poco lontano ma mi spiegò che in albergo avrebbe potuto fare un sonnellino e ripassare le battute con tranquillità. Arrivati nella stanza saltò sul letto, si sfilò la maglietta e mi chiese di fargli un massaggio alla schiena. Non sapevo cosa fare, gli dissi che saremmo dovuti tornare alle prove di lì a un quarto d'ora, lui disse ‘una cosa veloce'. Ero molto nervosa, mi misi seduta sul letto e gli feci un leggero massaggio poi entrò in camera la cameriera e smisi immediatamente, lui si mise a ridere. Mentre stavamo per uscire mi disse ‘ora abbiamo la nostra stanza d'albergo‘, e allora pensai che stesse facendo riferimento alla piéce, che fosse un modo di esercitare la recitazione.

Gli abusi in scena durante gli spettacoli

Stando a quanto descritto dall'attrice, questo però fu solo l'inizio di una serie di presunte molestie, perpetrate da Dustin Hoffman anche quando sarebbero stati in scena. In particolare, tutto avrebbe avuto inizio una sera, durante uno spettacolo a Chicago,: "Fu l'inizio di un'esperienza di abusi terribile e umiliante fatta per mano, nel senso letterale, di uno dei miei idoli. […] Lui infilò le mani dentro i miei collant, poggiandole sopra le mutandine. Provai a dirgli qualcosa alla fine dello spettacolo ma non riuscii a parlarci perché era impegnato con il produttore. Da quel momento, accadde quasi ogni sera. Da sei a otto spettacoli alla settimana. Mentre lo faceva non potevo dirgli nulla perché, in scena, avevo il microfono aperto. Lui continuò diventando sempre più aggressivo. Sera dopo sera tornavo a casa e piangevo. Mi sentivo depressa e umiliata, non sapevo con chi parlare perché nel cast non avevo alcun vero amico. Come poteva farmi questo l'uomo che a tutti i costi aveva voluto aiutarmi a fare quel lavoro? Avevo fatto io qualcosa di sbagliato? Era colpa mia?".

Il silenzio per paura di perdere il lavoro

E quando la situazione le sembrò essere sfuggita completamente di mano, sembra che l'assoggettamento psicologico alla condizione di sottomissione era ormai radicato e non le avrebbe consentito di attuare una qualsiasi altra forma di ribellione per sfuggire (letteralmente) dalle mani di quello che si stava prefigurando essere il suo aguzzino:

Provai in ogni modo a farlo smettere, non c'era verso. Presi in considerazione l'ipotesi di denunciarlo all'Actor's Equity ma fui messa in guardia da alcuni importanti professionisti del teatro: mi dissero che se l'avessi fatto, avrei probabilmente perso il lavoro e che, poiché non ero famosa e non avevo alcun potere, avrei anche perso ogni speranza di fare carriera. Ero sola, e non avrei saputo cosa altro fare per vivere. […] Siamo nel 2017 e la vicenda Weinstein ha rotto gli argini di un fiume in piena. Ma mentre scrivo, Dustin vive tranquillo. E' accaduto tanto tempo fa. Per 32 anni l'ho rimosso. Ora sono una donna adulta ed è vero quel che si dice di Dustin, che è generoso, gentile, la persona migliore con cui lavorare. E' tutto questo, e anche un manipolatore, e un maiale con le donne. Le cose non si escludono.

Nessun testimone per i presunti abusi

Dopo questa angosciante confessione, l'Hollywood Reporter  ha fatto sapere che Hoffman ha declinato l'invito a replicare, sebbene i suoi agenti avrebbe stabilito un contatto tra il magazine e le persone che sarebbero state presenti nelle occasioni raccontate dalla Rossetter. A oggi, nessuno di loro ricorderebbe di essere stato testimone delle scene e dei soprusi raccontati dalla donna.

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