Mickey Rourke, morto e risorto per noi
Prossimamente lo vedremo al cinema nell'atteso sequel di Iron Man. Inoltre, da pochi giorni è arrivata la notizia che reciterà in War of the Gods, diretto da Tarsem Singh, in cui avrà la parte di King Hyperion, antagonista nella lotta di Teseo contro i titani per salvare la razza umana. Non male, per uno che fino a due anni fa era dato per spacciato e finito, artisticamente parlando. Ci riferiamo a Mickey Rourke, icona della Hollywood degli anni '80, sparito per molto tempo nell'abisso dei suoi problemi esistenziali, e infine tornato in auge all'improvviso, con lo splendido e sublime The Wrestler di Darren Aronofsky.
Il suo primo ruolo importante nel cinema è nel mastodontico Cancelli del Cielo di Michael Cimino (1980). Dopodichè lo ritroviamo in Brivido caldo di Kasdan, Rusty il selvaggio di Coppola, L'anno del dragone ancora con Cimino, 9 settimane e mezzo (che lo lancia nel ruolo di sex symbol), nel sulfureo Angel Heart di Alan Parker, in Johnny il bello del grande Walter Hill, fino a Orchidea Selvaggia (1990) che conferma il suo status muscolare, erotico, amatissimo soprattutto dal pubblico femminile.
Un decennio di gloria, poi il calo: una vita dissennata, eccessi e stravizi, problemi con la giustizia, un'assurda attività pugilistica che gli rovina il bel viso, e una carriera che se ne va alla deriva. Ci prova, saltuariamente, con L'uomo della pioggia di Coppola, il bellissimo La promessa di Sean Penn, C'era una volta in Messico e Sin City di Rodriguez… Ma i fasti di un tempo sono lontani. Fino al miracolo: Arofofsky lo chiama per il ruolo di Randy The Ram Robinson, lui si immerge anima e corpo nel personaggio, trasporta la sua esistenza reale nella finzione, e ne cava fuori un'interpretazione straordinaria, memorabile, commovente, che solo guardando il film in lingua originale si può apprezzare appieno. Va vicino all'Oscar, glielo scippa il Sean Penn attivista gay di Milk, ma pazienza: Rourke è tornato, morto e risorto per noi.
Quando la vita diventa cinema, e il cinema si fa vita.
Alessio Gradogna