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Muffa, la storia della perenne attesa del guardiano Basri

Il regista turco Ali Aydin racconta la commovente storia del guardiano delle ferrovie Basri e della sua disperata ricerca del figlio Seyfi, arrestato 18 anni prima per le sue opinioni politiche.
A cura di Ciro Brandi
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L’opera prima del regista turco Ali Aydin, “Muffa” (“KÜF”) arriva nelle nostre sale,  a partire dal 1° maggio, dopo essere stata presentata, in concorso, alla Settimana Internazionale della Critica all’ultimo Festival di Venezia, e aver vinto il Premio Luigi de Laurentiis. La pellicola è un dramma commovente, basato sulla figure dette “madri del sabato”, che durante gli anni ’90 manifestavano ad Istanbul per ricevere delle risposte sulla sorte dei figli fatti sparire dall’esercito turco, che li utilizzava nella lotta contro il terrorismo. Aydin focalizza la sua attenzione sulla storia di un padre alla ricerca perenne e disperata del figlio, con una tecnica registica e narrativa basata sui silenzi e sulla solitudine, scavando nell’anima ammuffita di quest’uomo disperato. Un capolavoro distribuito dalla Sacher Film di Nanni Moretti.

La trama

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Basri è un 55enne, guardiano delle ferrovie. Il suo lavoro consiste proprio nel controllare i binari, percorrendo a piedi 20km al giorno con qualsiasi condizione climatica, in zone sperdute e in solitudine. Il figlio di Basri, Seyfi, è stato arrestato 18 anni fa per le sue opinioni politiche. Questa è l’ultima cosa che l’uomo sa di suo figlio. Sei anni dopo la sua scomparsa, la moglie di Basri è morta e lui è rimasto solo. Per 18 anni, ha scritto due lettere al mese: una al Ministero degli Interni e una alla Questura, esprimendo ogni volta solo la speranza di ritrovare il figlio, e per questo motivo, Basri è stato torturato, interrogato e messo in isolamento, ma non si è mai fermato Un giorno, viene a sapere che il corpo di Seyfi è stato ritrovato e si reca a Istanbul per recuperarlo. La speranza si trasformerà

, purtroppo, in desolazione eterna.

Il cast

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Il personaggio principale di questo emozionante lungometraggio è il fenomenale Ercan Kesal, nei panni del 55enne Basri, dilaniato dal dolore e dall’attesa di quel figlio che gli è stato strappato. La sua performance è talmente naturale da fare sembrare l’intero film quasi un documentario. Gli altri due co-protagonisti sono: Muhammet Uzuner (il poliziotto) e Tansu Biçer (Cemil)

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