Neil Jordan, e il respiro dell’Irlanda
Neil Jordan è uno dei registi più importanti e conosciuti provenienti da una terra, l'Irlanda, che in questi anni ha cercato, non sempre con costrutto, di edificare una propria scuola cinematografica il più possibile distaccata dall'egida sociopolitica dell'Inghilterra. Nato nel 1950, figlio di un professore universitario, scrittore di discreto successo in patria e poi sceneggiatore, Jordan esordisce come regista nel 1982 con il discreto Angel. Il suo primo successo arriva però due anni dopo con In compagnia dei lupi, originale horror/fantasy dalle buoni doti visionarie.
Nel 1986 l'uomo d'Irlanda realizza il piacevole Mona Lisa, con Michael Caine e Bob Hoskins (riscoperto grazie alla proiezione avuta nel 2008 al Torino Film Festival). Il suo nome è ormai noto, e ha travalicato i confini nazionali. Arriva la chiamata di Hollywood, e Jordan debutta negli States con Non siamo angeli, con un cast di primo piano costituito da Sean Penn, Robert De Niro e Demi Moore. La sua consacrazione arriva nel 1992, con l'Oscar per la miglior sceneggiatura vinto grazie al discusso e coraggioso La moglie del soldato, e due anni dopo l'attenzione è su di lui per Intervista col vampiro, tratto dal famosissimo romanzo di Anne Rice: una versione filmica non priva di fascino, ma non del tutto convincente.
Nel 1996 vince il Leone d'Oro a Venezia grazie al biografico (e stiracchiato) Michael Collins, con Liam Neeson e Julia Roberts, e nel 1999 azzarda tutto in un thriller interessante, In Dreams, stroncato da alcuni ma in realtà non privo di notevoli suggestioni visive e fotografiche. Negli ultimi anni, libero di muoversi in autonomia produttiva, alterna prodotti di vario tipo: ci preme, tra gli altri, sottolineare il bellissimo Breakfast On Pluto, nel 2005, con Cillian Murphy, ambientato nel mondo del travestitismo. Un film giustamente diventato culto nella cultura gay, utile a confermare un talento registico magari discontinuo ma in grado di sfornare prodotti di ottimo livello.
Alessio Gradogna