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Nord, la recensione

Uscirà nelle sale il 26 febbraio Nord, bizzarro road movie norvegese distribuito dalla Sacher di Nanni Moretti.
A cura di Fanpage Admin
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La Scandinavia, si sa, è terra misteriosa e affascinante, anche dal punto di vista cinematografico. Negli ultimi anni queste gelide lande ci hanno regalato film estremamente affascinanti (un esempio su tutti, lo splendido Lasciami Entrare), portavoci di coordinate stilistiche ben diverse da quelle mediterranee, ma sempre dense di significati. Un'ennesima conferma arriva anche da Nord, film diretto da Rune Denstad Lango, presentato in anteprima lo scorso novembre al Torino Film Festival, e poi acquistato dalla Sacher di Nanni Moretti per la distribuzione nelle sale.

Un gesto apprezzabile, quello di Moretti, sempre attento alla valutazione di cinematografie poco conosciute e lontane dalla fruizione di massa, ma non per questo inferiori dal punto di vista qualitativo a tante altre pellicole più pubblicizzate dai media. Tutt'altro. Così è infatti per il film di Langlo, un road movie di breve durata (circa 75 minuti) nel quale assistiamo alla storia di Jomar, uomo profondamente solo che lavora come guardia in un parco sciistico, salvo poi, all'improvviso, decidere di abbadonare questa triste vita per partire alla volta di un viaggio verso l'estremo confine settentrionale della Norvegia, per ritrovare una figlia che neanche sapeva di avere.

Nord è un piccolo e divertente quadro composto da personaggi stranianti, bizzarri, surreali. Nel suo cammino tra le nevi Jomar compie tanti piccoli gesti simbolici che lo allontanano dalla misera vita precedente, e scopre il gusto per la libertà, inseguendo un sogno nato dal nulla, e provando anche, seppur a fatica, a sciogliere il ghiaccio che ha dentro di sè per creare un po' di empatia con le persone che incontra durante il suo cammino. Fino a giungere a un finale interrotto, sospeso, volutamente non definito. Il tutto, diretto da Langlo con uno stile semplice, sobrio, gestito sottovoce, attraverso poche parole, tanta ironia, e una timida ma dolorosa apologia dei buoni sentimenti. Un piccolo film da scoprire e gustare.

Alessio Gradogna


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