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Paolo Sorrentino si commuove a Venezia, 9 minuti di applausi per il suo È stata la mano di Dio

Paolo Sorrentino si commuove alla fine della première del suo ultimo film, È stata la mano di Dio. La Sala Grande gli ha tributato nove minuti di applausi. Grande emozione palpabile, riporta l’Ansa, condita dagli occhi lucidi del grande regista napoletano che ha firmato il suo film più personale e intimo, in cui ripercorre l’adolescenza e la perdita dei genitori a soli 16 anni.
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Paolo Sorrentino si commuove alla fine della première del suo ultimo film, È stata la mano di Dio. La Sala Grande gli ha tributato nove minuti di applausi. Grande emozione palpabile, riporta l'Ansa, condita dagli occhi lucidi del grande regista napoletano che ha firmato il suo film più personale e intimo, in cui ripercorre l'adolescenza e la perdita dei genitori a soli 16 anni.

La storia vera dietro È stata la mano di Dio

Paolo Sorrentino è cresciuto al Vomero, quartiere di Napoli. Dopo un'infanzia felice insieme ai genitori Tina e Sasà, Concetta e Salvatore, un evento a 16 anni sconvolse per sempre la sua vita. Insieme alla famiglia, erano soliti andare in vacanza in montagna, a Roccaraso. In uno di quei weekend, i genitori rimasero vittime di una fuga di monossido di carbonio sprigionato da una stufa. Paolo Sorrentino doveva essere lì con loro, ma grazie a Diego Armando Maradona e alla sua passione per il calcio, si salvò. Quel giorno, infatti, per la prima volta, gli fu concesso di andare a seguire la sua squadra del cuore, in trasferta a Empoli.

A me Maradona ha salvato la vita. Da due anni chiedevo a mio padre di poter seguire il Napoli in trasferta, anziché passare il week end in montagna, nella casetta di famiglia a Roccaraso; ma mi rispondeva sempre che ero troppo piccolo. Quella volta finalmente mi aveva dato il permesso di partire: Empoli-Napoli. Citofonò il portiere. Pensavo mi avvisasse che era arrivato il mio amico a prendermi. Invece mi avvertì che era successo un incidente. In questi casi non ti dicono tutto subito. Ti preparano, un poco alla volta. Papà e mamma erano morti nel sonno. Per colpa di una stufa. Avvelenati dal monossido di carbonio. Mia sorella più grande, Daniela, che già conviveva, venne eroicamente a vivere per un anno con me e mio fratello Marco. Poi rimasi da solo, nella casa al Vomero. Un tempo che ricordo come un limbo. Ero quasi in stato confusionale.

Da questa storia vera, il regista napoletano ha deciso di tirare fuori il suo film più personale.

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