Posti in piedi in Paradiso per il trio Verdone/Favino/Giallini
La nuova commedia di Carlo Verdone arriva a distanza di due anni da “Io, Loro e Lara” del 2010. La tematica stavolta riflette la crisi dei tempi moderni ed è diretta, sceneggiata e interpretata dallo stesso Verdone. La storia segue le vicende di Ulisse (Carlo Verdone), Fulvio (Pierfrancesco Favino) e Domenico (Marco Giallini), tre stimati professionisti che, in seguito alla separazione dalle rispettive mogli, sono messi in ginocchio dalle spese per gli alimenti e il mantenimento delle famiglie. Ulisse vive nel retro del suo negozio di vinili, mentre la moglie, ex- cantante, e la figlia si sono trasferite a Parigi; Fulvio, ex critico cinematografico, si è ridotto a scrivere di gossip per vivere e risiede presso un convitto di religiose, lontano dalla figlioletta che non vede quasi mai per via del pessimo rapporto con l'ex moglie; Domenico, donnaiolo impenitente, dorme sulla barca di un amico mentre cerca di mantenere ben due famiglie. Dopo essersi incontrati per caso, decidono di andare a vivere insieme per sbarcare il lunario: quando uno dei tre ha un malore, nella loro vita entra anche Gloria, cardiologa con il cuore spezzato che intreccia fin dall'inizio un'amicizia con Ulisse. Con il peggiorare della loro condizione economica e sempre più problemi da fronteggiare, saranno proprio i figli, nonostante la distanza forzata e i rapporti spesso complicati, a intervenire in loro aiuto.
Diciamo subito che anche in questo caso si ride, ma non come nelle pellicole precedenti dirette dal regista romano. “Posti in piedi in Paradiso” è una sorta di tragicommedia, in cui gli spunti presi dalle situazioni e dai disagi del presente, soprattutto inerenti al divorzio e alle sue conseguenze, sono amplificate e sarcasticamente messe in risalto dalla mimica e dalla bravura degli attori protagonisti. I figli diventano più intelligenti e maturi dei padri, le mamme/mogli portano davvero i pantaloni e non si accaniscono forsennatamente contro i mariti. Le scene più simpatiche sono relative alla convivenza forzata del trio Verdone/Favino/Giallini, imperniate sulla loro totale differenza caratteriale e di abitudini. Micaela Ramazzotti da quel tocco di malizia e giocosità di donna svampita che ci ricorda la Claudia Gerini o Laura Chiatti delle pellicole verdoniane precedenti. A nostro avviso, ciò che rende l’intera pellicola un tantino più “pesante” o, meglio dire, “impegnata”, è la sceneggiatura troppo misurata e attenta, senza exploit comici assoluti come siamo stati abituati in passato. Tuttavia i prodotti del regista sono sempre godibili e apprezzabili e anche in questo caso la cura del montaggio, della colonna sonora e la scelta del cast sono comunque da premiare.
Voto: 7-