Prima di “Humandroid”, ci conquistò il cuore di latta di “Corto Circuito”
Esce oggi nelle nostre sale "Humandroid", così inspiegabilmente tradotto per il mercato italiano dato che il film di Neil Blomkamp si chiama con il tenero nome dell'androide protagonista, "Chappie". Si tratta di un film molto atteso dagli amanti del genere (un cast ottimo, da Hugh Jackman a Sigourney Weaver), lo stesso regista ha ormai alzato l'asticella delle aspettative dopo il fantastico "District 9", l'ambizioso ma un po' raffazzonato "Elysium". È un film che indaga ancora una volta il rapporto uomo-macchina e lo fa pescando a pieno nel passato, tra Robocop e Terminator, ma soprattutto cavalcando la grandissima ironia di "Corto Circuito", blockbuster indimenticabile del 1986 che ha avuto anche un sequel nel 1988.
Se "Chappie" in "Humandroid" vi toccherà il cuore e vi farà sbalzare dalla poltrona per l'adrenalina ed il ritmo di certe scene, non possiamo dimenticare le emozioni provate per "Numero 5", il robot prototipo della Nova Robotics che, colpito da un fulmine, prende coscienza di sé e scappa trovando rifugio in una famiglia. Erano gli anni "in analogico", dove la robotica e la tecnologia cominciavano a fare timidamente capolino nelle nostre vite, laddove un robot era ancora troppo arduo realizzarlo con un design attraente come quello di "Chappie. Infatti "Numero 5" al suo cospetto sembra davvero messo alla rinfusa, appare come un insieme di ferraglia costruito su alla meglio.
Un film che ha avuto un grandissimo successo anche in Home Video e che è stato per anni fiore all'occhiello della programmazione Mediaset. "Humandroid", come "Corto Circuito", risponde alla domanda: "cosa succede se un robot prende coscienza di sé?". Citando Asimov, come d'altronde è stato fatto per "Corto Circuito", nel film di Neil Blomkamp vedremo ogni aspetto della vita del robot: infanzia, adolescenza, età adulta, gli amori e le delusioni, sentimenti umani in contrasto con la sua reale natura.