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Roberto Benigni: “Non ricordo chi ne ha fatto un altro, ma il Pinocchio di Garrone è bellissimo”

Durante la presentazione a Roma del nuovo “Pinocchio” di Matteo Garrone, Roberto Benigni che interpreta il falegname Geppetto, spiega perché continua ad essere affascinato dal capolavoro di Carlo Collodi: “Pinocchio va oltre la classicità. Ci avvolge, prende tutta la nostra anima”. Non manca un elogio alla bravura del regista che ha reso questo film intriso di magia ed emozione.
A cura di Ilaria Costabile
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È uno dei film più attesi dell'anno, il Pinocchio scritto e diretto da Matteo Garrone, che arriverà nelle sale dal 19 dicembre, pronto ad incantare adulti e bambini, portando di nuovo sul grande schermo una delle fiabe più belle che l'estro di Carlo Collodi ci ha regalato sul finire dell'Ottocento. Durante la conferenza stampa di presentazione del film, tenutasi giovedì 12 dicembre a Roma, il cast ha svelato alcuni aspetti della pellicola. A spendere parole importanti per questo progetto è stato soprattutto Roberto Benigni. 

Di questa versione cinematografica Roberto Benigni è uno dei protagonisti, interpreta Geppetto, il padre del famoso burattino di legno. Nella rivisitazione della fiaba, di cui è stato regista a e attore nel 2002, aveva invece il ruolo di Pinocchio. E del film di Matteo Garrone parla con quel trasporto e quel contagioso entusiasmo a cui ci ha abituati e che lo caratterizza: "Non ricordo qual è stato l’ultimo Pinocchio che ho visto, non ricordo se era italiano o straniero, ma quello di Garrone è il più bello che abbia mai visto. Pinocchio è universale, non è soltanto una favola, va oltre".

La magia di Pinocchio

L'attore non si sofferma a parlare del film in sé, ma parla della magia insita nel racconto di Carlo Collodi, capace di emozionare, di coinvolgere chiunque ascolti per la prima volta la storia di Pinocchio che, portata sul grande schermo, acquista un significato ancor più simbolico e suggestivo come prova a spiegare Roberto Benigni:

Pinocchio va oltre la classicità. Ci avvolge, prende tutta la nostra anima, perché oltre ai significati della storia, semplice, di tutti i bambini e gli adulti, si sente che parte qualcosa dal libro ma è come un libro iniziatico, qualcosa che tocca le nostre profondità. Ci sono tutti i simbolismi, le metafore, le allegorie. Ci sono un miliardo di insegnamenti diretti, poi ci sono un miliardo di insegnamenti non diretti: colori, emozioni, frecciate che ti arrivano in tutte le parti del corpo. Per questo è così amato e lo rifarei mille volte

Il ruolo di padre per la seconda volta

Non solo Pinocchio tra le fatiche dell'interprete toscano, che non esita a parlare del film con il quale ha vinto l'ambita statuetta d'oro, La vita è bella, dove anche gli orrori della guerra venivano raccontati ad un bambino come se fossero un'avventura. Lì interpretava il ruolo di un padre, disposto a tutto pur di salvare suo figlio e regalargli l'opportunità di vivere, qui, nelle vesti di Geppetto riceve la vita di un figlio come un dono inaspettato: "È la seconda volta che interpreto il ruolo del padre, ma quello di Pinocchio è il padre per eccellenza, il padre più famoso del mondo insieme a San Giuseppe, entrambi con due figli adottivi che si sono trovati lì, che muoiono e risorgono. Pinocchio, alla fine, si trasforma in un bambino, è uno che ha guadagnato la vita: più ricco di così si muore".  

L'elogio a Matteo Garrone

Ma in fin dei conti è del film di Matteo Garrone che si parla, quindi, Benigni non manca di elogiare le qualità del regista di Dogman, che già si era cimentato con l'universo favolistico nella rivisitazione cinematografica de "Lo cunto de li cunti". L'attore toscano ne elogia l'operato e la capacità di raccontare ed emozionare attraverso le immagini: "Garrone ha una particolarità, racconta con le immagini, per questo è un grande regista. Sa fare emozionare, commuovere, divertire. E che questo film esca a Natale è un regalo per me e per tutti gli italiani. Geppetto è un percorso che non dimenticherò, lo ringrazierò per tutta la vita, è il compimento di tutto un percorso straordinario".

Roberto Benigni è sempre stato Pinocchio

In questa lungo ed intenso intervento Roberto Benigni racconta di come Pinocchio sia stato un vero e proprio file rouge nel corso della sua vita, la presenza di questo burattino di legno lo ha accompagnato fin dall'infanzia, divenendo un simbolo che è ricomparso da adulto, quando già faceva l'attore: "Mia mamma mi chiamava Pinocchietto, anche Fellini mi chiamava così, è un progetto che mi ha accompagnato per tutta la vita". 

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