Robin Williams, l’autopsia conferma il suicidio
Poche ore fa sono arrivati i risultati dell’autopsia effettuata sul corpo del compianto Robin Williams, suicidatosi l’11 agosto scorso nella sua villa di Tiburon, California, a soli 63 anni. Come riportato da The Hollywood Reporter, gli esami, condotti dai funzionari dalla contea di Marin, hanno rivelato che la morte di Williams è stata causata da asfissia per impiccagione e, inoltre, aveva nel suo corpo antidepressivi, caffeina e levodopa, un farmaco usato per trattare il morbo di Parkinson. Come già sappiamo, l’attore aveva combattuto per anni contro una grave depressione e, da poco, gli era stato diagnosticato il morbo di Parkinson, come rivelato dalla sua vedova pochi giorni dopa la sua morte. I risultati erano attesi per il 30 settembre, ma sono stati rinviati per ben due volte.
Robin Williams tra depressione e dipendenza dall’alcol
Già nel 2010, durante un’intervista rilasciata a Marc Maron, Robin Williams ha raccontato quanto potesse essere pericolosa la sua depressione quando si univa all’alcol, che si trascinava dietro da anni. L’attore ammise di aver pensato al suicidio una notte, mentre era seduto da solo in una stanza d’albergo con una bottiglia di Jack Daniels tra le mani e spiegò che la sua dipendenza dall’alcol era dovuta a paure e ansie. Tuttavia, tra il 2010 e il 2013 era riuscito – apparentemente – ad uscire dal tunnel, ma nei primi giorni di luglio 2014, Williams tornò in riabilitazione, a suo dire, per precauzione. La terapia iniziò due mesi dopo che la CBS cancellò la messa in onda della sua nuova sitcom “The Crazy Ones”, dopo aver trasmesso una sola stagione. Oggi, ci restano i suoi capolavori assoluti e, a breve, potremo vederlo ancora in “Una notte al museo 3 – Il segreto del faraone”, che sarà distribuito nel nostro paese a partire dal prossimo 28 gennaio 2015.