Rocco Papaleo e il suo viaggio in Basilicata
Svagato, libero, anomalo, ondivago, sfuggente: tale padre tale film. Basilicata coast to coast, film dell’esordio alla regia del simpatico e bravissimo Rocco Papaleo, è come il suo autore, che si presenta vivace e fresco alla stampa a cui il film è stato presentato. Un road movie “a piedi” in cui quattro musicisti e una giornalista svogliata attraversano senza mezzi di trasporto la Basilicata per suonare a un festival, con tutte le complicazioni del caso, ovviamente.
“Ho scritto e diretto il film grazie agli insistenti consigli di Elisabetta Olmi e Giovanna Mezzogiorno”, dichiara il regista, che ha tratto ispirazione dai concerti e dal teatro-canzone che da 20 anni porta in giro per l’Italia. “Ma i 20-30 euro d'impegno teatrale non sono paragonabili ai milioni del cinema”, chiosa Papaleo che racconta un Meridione che pensavamo non esistesse più, tra paesaggi, culture, ospitalità, cucina. “La questione meridionale è per me, ovviamente molto importante – dichiara Papaleo – è una Basilicata che in realtà è un po' nella mia testa, una specie di non-luogo fatto di ricordi e anche speranze, capace di sogni velleitari”.
E sicuramente è una regione capace di reggere il peso di un film davvero anomalo, girato con leggerezza, senza preoccuparsi del peso delle responsabilità e restituendo bene il clima di amicizia e improvvisazione che viene dal set, dai protagonisti, dal racconto; un film a metà strada tra un viaggio e una jam session, capace di divertire e intenerire, senza troppi artifici registici. Il cast (Alessandro Gassman, Paolo Briguglia, Max Gazzè e lo stesso Papaleo) – esclusa Mezzogiorno che però è più naturale del solito – recita in punta di piedi, sprizza spirito e simpatia e sa omaggiare – come da esigenze di copione – tanto la terra quanto Gian Maria Volontà. Non sembra poco in un cinema come il nostro.
Emanuele Rauco