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Ron Howard presenta ‘Pavarotti’: “In Italia sono ancora Richie Cunningham di Happy Days”

Ron Howard ha preso parte alla Festa del Cinema di Roma dove ha presentato ‘Pavarotti’, il docufilm che narra la storia del tenore. Il regista e attore ha parlato del suo affetto per l’Italia. Riconosce che nel nostro Paese viene ancora associato a “Richie, l’eroe di Happy Days” e che il pubblico ama e supporta i suoi film.
A cura di Daniela Seclì
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Ron Howard ha preso parte alla Festa del Cinema di Roma. Il regista ha presentato ‘Pavarotti‘, il docufilm che racconta la brillante carriera e il vissuto del tenore che ha conquistato il mondo con la sua voce unica. Il film arriverà nelle sale il 28 ottobre e, come riporta AdnKronos, Ron Howard è entusiasta delle reazioni positive che sta suscitando: "Nei Paesi in cui ‘Pavarotti‘ è uscito sta andando benissimo, soprattutto al cinema, e questo mi rende orgoglioso perché noi l’abbiamo realizzato per il grande schermo. Quindi sono felicissimo di questo e di essere qui alla prima italiana".

Ron Howard e l'amore per l'Italia

Negli anni '70, Ron Howard ha conquistato la notorietà interpretando il ruolo di Richie Cunningham nella serie televisiva di grande successo ‘Happy Days'. Il regista ha riconosciuto che in Italia viene ancora associato a quel personaggio: "Io adoro l’Italia, ho tantissimi amici italiani e so che nel vostro Paese sono ancora Richie, l’eroe di ‘Happy Days', e che amate moltissimo e supportate tutti i miei film. Adoro soprattutto il cibo, di qualunque parte d’Italia. Il cibo e la gente. Quale cibo preferisco? Beh, sono americano: ovviamente la pasta".

Ron Howard regista del docufilm ‘Pavarotti'

Nelle scorse settimane, Ron Howard ha parlato del docufilm ‘Pavarotti' in una intervista rilasciata a RollingStone. Ha spiegato che indagare sugli aspetti meno conosciuti della vita di Luciano Pavarotti non è stato facile. Tuttavia, si è rivelato un percorso decisamente interessante:

"Io e il mio team abbiamo pensato che quella di Luciano Pavarotti fosse una storia sorprendente. Il suo è un nome familiare, ma c’erano così tanti elementi della sua vita che nessuno di noi sapeva e il progetto si è rivelato piuttosto difficile da realizzare. Più mi addentravo nelle sue interpretazioni e più mi sembrava che i primi piani delle sue esibizioni fossero simili ai primi piani di Marlon Brando nel film cult ‘Un tram che si chiama Desiderio' (1951). Quello che mi ha sorpreso di più sono state la sua pura gioia e il lato anticonformista della sua vita privata e professionale. Spesso sapeva che sarebbe stato criticato, eppure ha sempre scelto di andare avanti e impegnarsi in tutto quello in cui credeva".

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