Sanguepazzo, Zingaretti e Bellucci attori anni ’40 per Giordana
Presentato a Cannes nel maggio 2008 e uscito pochi giorni dopo, Sanguepazzo si presentò come versione cinematografica di una più lunga versione tv che la Rai avrebbe dovuto mandare in onda nell’autunno successivo. Sono passati quasi due anni e, grazie alla fine del periodo di garanzia pubblicitaria, e con un clima che forse ha reso più facile mandare in onda un clamoroso flop in sala (nemmeno 600 mila euro su 159 sale), Rai 1 stasera alle 21.30 lo trasmetterà per la prima volta. E sì che il cast, dal regista Marco Tullio Giordana (lo splendido La meglio gioventù) al duo di protagonisti era notevole.
Così come la trama: Osvaldo Valenti e Luisa Ferida sono due attori, divi del cinema sotto il regime fascista che si amano passionalmente ma che seguiranno l’inarrestabile china della dittatura, venendo coinvolti nella guerra civile del ’45. Un melodramma passionale, visivamente e produttivamente curatissimo, scritto da Giordana con Leone Colonna ed Enzo Ungari, sceneggiatori morti molto prima delle riprese, segno della durata di preparazione del progetto che è partito alla fine degli anni ’80.
Giordana vuole puntare sulla storia la sua macchina da presa e quella del cinema di regime, e vuole riflettere sui rapporti tra industria e immagine, tra leggenda e realtà, tra l’umanità della morte e la disumanità della guerra: intrigante, ma sostanzialmente piatto nel raccontare il cinema di un'epoca controversa e in decadimento e del rapporto ancora poco analizzato tra quel cinema e la politica reale dell'Italia. La sceneggiatura è curata nei personaggi, come l'ambientazione, ma la regia non sempre sa trovare il giusto nerbo e nel non voler eccedere, rischia di non comunicare neanche, a differenza dei film di quegli anni. Zingaretti (sul set per i nuovi episodi di Montalbano), va da sé, è bravo, ma la Bellucci (da poco mamma per la seconda volta) – troppo vecchia per la parte e a corto del carisma di Ferida – sfiora l'imbarazzo. Da segnalare però le prove di Alessio Boni e Luigi Diberti, rispettivamente l’irresistibile Adriano e il paziente Mario in Tutti pazzi per amore. Di cui curiosamente, Sanguepazzo ha preso il posto in palinsesto: gli auguriamo la stessa fortuna.
Emanuele Rauco