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Stefano Andreotti contro Il Divo: “Mio padre Giulio non era così, ritratto banale e inventato”

Il dissacrante biopic di Paolo Sorrentino su Giulio Andreotti fa ancora arrabbiare la famiglia del leader della DC. Il figlio Stefano ha chiarito a Fanpage.it alcuni dettagli sulla realizzazione del film, spiegando che Sorrentino non avrebbe mai incontrato il padre nel corso della lavorazione e avrebbe inventato diversi particolari.
A cura di Valeria Morini
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A oltre dieci anni di distanza dalla sua uscita in sala, Il Divo di Paolo Sorrentino fa ancora arrabbiare per la sua rappresentazione, personalissima e grottesca, del Giulio Andreotti interpretato da Toni Servillo. In seguito alla messa in onda del film di domenica 13 gennaio, il figlio del leader della Democrazia Cristiana, Stefano Andreotti, ha contattato Fanpage.it per chiarire la sua opinione riguardo alla pellicola e come lo giudicò il padre, scomparso nel 2013 a 94 anni. Il terzogenito del politico romano e di Livia Danese ha attaccato Sorrentino, sostenendo che il film non sia rispettoso della figura del padre e contenga scene del tutto inventate:

Con riferimento all’articolo in oggetto, mi permetto di puntualizzare che mio padre non cambiò mai idea sul termine ‘mascalzonata’ adoperato per definire il film.
A riprova anche dell’approssimazione di quanto nel film contenuto, il regista non andò a trovare mio padre prima di girare, a casa nostra e in ufficio le serrande erano di giorno sempre alzate e la casa piena di luce, mio padre non fece mai trattamenti di agopuntura in viso.
Chi ha conosciuto mio padre stenta a riconoscerlo in una figura che scaturisce da banali luoghi comuni e che è stata ricostruita, anche sotto gli aspetti più intimi, senza aver mai approfondito.
Cordialmente,
Stefano Andreotti

Il Divo, la trama e il cast

Il film di Sorrentino si concentra su un periodo preciso della vita e della carriera politica di Giulio Andreotti (che oggi, 14 gennaio, avrebbe compiuto 100 anni): quello tra 1991 e 1993, a cavallo tra la presentazione del suo VII governo e l'inizio del processo di Palermo per collusioni con la mafia. La pellicola, attraverso flashback e riferimenti, ripercorre però diversi decenni della storia italiana, compresi omicidi illustri di personaggi come Aldo Moro, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Mino Pecorelli, Michele Sindona, Roberto Calvi. Il cast comprende, oltre a Servillo, Anna Bonaiuto (Livia Danese), Giulio Bosetti (Eugenio Scalfari), Flavio Bucci (Franco Evangelisti), Carlo Buccirosso (Paolo Cirino Pomicino), Giorgio Colangeli (Salvo Lima), Lorenzo Gioielli (Mino Pecorelli), Paolo Graziosi (Aldo Moro), Pietro Biondi (Francesco Cossiga), Enzo Rai (Totò Riina).

La reazione di Giulio Andreotti

Contrariamente a quanto si dice, dunque, il regista non sarebbe mai andato a far visita ad Andreotti e alcune sequenze (quella dell'agopuntura resta uno dei momenti più iconici del film) sarebbero una licenza poetica dell'autore. Restano invece pochi dubbi sulla reazione dello statista alla visione del film: "È molto cattivo, è una mascalzonata, direi", avrebbe detto Andreotti dopo una proiezione privata, "Cerca di rivoltare la realtà facendomi parlare con persone che non ho mai conosciuto". Parole che a Sorrentino, per la verità, fecero piacere, come raccontò all'epoca su Liberazione: "Andreotti ha reagito in modo stizzito e questo è un buon risultato perché di solito lui è impassibile di fronte a ogni avvenimento. La reazione mi conforta e mi conferma la forza del cinema rispetto ad altri strumenti critici della realtà".

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