Student services, la recensione
La pellicola è tratta dal romanzo best-seller “Mes chères études” di Laura D. (molto simile, come stile e tematica, a quello della nostra Melissa P. “100 colpi di spazzola prima di andare a dormire”). Emmanuelle Bercot l’ha scritta e diretta, scegliendo come protagonista la talentuosa attrice francese Déborah François, già vista in “L’enfant” dei fratelli Dardenne e “La voltapagine” di Denis Dercourt.
Al centro della storia troviamo Laura, 18enne, studentessa al primo anno di università. La giovane lavora anche part-time ma non guadagna abbastanza per soddisfare tutte le sue esigenze ed entra in una grave crisi. Una sera decide di rispondere ad un annuncio su Internet in cui un professore 50enne offriva 100 euro per un’ora di tenerezza. Laura promette a se stessa di farlo solo una volta, per necessità, ma è solo l’inizio di una spirale pericolosa e da cui sarà quasi impossibile uscire. Il guadagno facile, i regali, le cose materiali, le fanno perdere la strada principale per perdersi nella prostituzione.
Purtroppo la pellicola della Bercot racconta una realtà molto triste e alquanto preoccupante dei nostri tempi, e lo fa con un coraggio e una sincerità davvero spiazzanti. La prostituzione studentesca raccontata nel film è un fenomeno dilagante in tutto il mondo, soprattutto in Europa (La Francia è al primo posto). L’era del materialismo ne ha avallato lo squallore e ne ha giustificato i mezzi. Il film è molto crudo, vero, e ci mostra il percorso di perdizione e perversione della protagonista Laura in modo molto dettagliato, indugiando sul suo corpo, raccontandoci le sue sensazioni, i suoi “calcoli”, fino ad avere le tasche piene ma l’animo svuotato.
Per quanto riguarda l’aspetto tecnico, la regia sembra districarsi piuttosto bene tra due generi: quello drammatico e il reportage, il documentario televisivo. La sceneggiatura è ben scritta, la protagonista è delineata a tutto tondo, a discapito degli altri personaggi che sono poco più che comprimari.
La regista, con "Student Services", non intende fornire una soluzione al problema raccontando la storia di Laura, ma con il suo lavoro denuncia una piaga che è una conseguenza, nella maggior parte dei casi, del malessere giovanile dei nostri giorni, del futuro incerto, delle difficoltà lavorative, di un governo sordo-cieco, assente e menefreghista. E ci è riuscita pienamente.
Voto: 8