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“Taking Pictures” di Simon Taylor, il romantico corto che ricorda i film Pixar

L’animatore britannico Simon Taylor ha realizzato un brevissimo cortometraggio animato sulla nascita dell’amore tra due goffi e bizzarri fotografi. Poetico e delicato, è stato realizzato in un anno e mezzo da Taylor, già collaboratore di Disney e della serie animata di Mister Bean.
A cura di Valeria Morini
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Ha la semplicità, la purezza e la fantasia di un corto firmato dalla Disney Pixar. Invece, "Taking Pictures" è un piccolo gioiellino d'animazione realizzato dal ben meno celebre Simon Taylor, animatore britannico. Nell'arco di appena un minuto e 53 secondi di durata, mostra la nascita dell'amore tra due fotografi. Lui, un po' goffo e imbranato, cerca di immortalare un piccione al parco, ma vede lei: simpatica, occhialuta, dal look hippy, anch'essa appassionata di fotografia. Macchine alla mano, iniziano a scherzare e a mettersi ognuno in posa per l'altro: la comune passione per l'obiettivo ha fatto evidentemente scoccare la scintilla tra i due.

Senza una parola di dialogo, il corto di Taylor racconta una storia tenera e romantica che sembra uno scorcio di vita reale. Non a caso, l'idea per "Taking Pictures" (che letteralmente si può tradurre in "Scattando foto") è ispirata all'esperienza del suo autore e daq una gita al parco a Londra insieme alla moglie, come lui appassionata di fotografia. Prima di questo film, Taylor (laureato in animazione presso l'Università del Kent) ha realizzato il corto "Sarah & Duck" e ha lavorato, tra le altre cose, alla realizzazione della serie animata di Mister Bean, dello show a cartoni animati della BBC "Tree Fu Tom" e del film fantasy "John Carter" prodotto da Disney.

"Taking Pictures", che per il suo delicato tocco poetico e per la mancanza di dialoghi ricorda certi lavori Pixar come il recente "Feast", è stato realizzato nei ritagli di tempo nel corso di un anno e mezzo di lavoro. Taylor ha spiegato conqueste parole cosa l'ha spinto a realizzare questo delizioso cortometraggio:

Volevo creare una storia unica e genuina che non avesse bisogno di dialoghi, in modo da poter essere compresa universalmente, senza dover ricorrere ai sottotitoli.

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