“World War Z” e quel muro che separa Israele dalla Palestina, scoppia la polemica
Le reazioni subito dopo l'uscita nella maggior parte delle sale internaizonali di "World War Z", sono state abbastanza confuse. Non si parla certo della qualità del film, da molti definito come un "horror formato famiglia", quanto del fatto che sta per sollevare un singolare caso "geopolitico", nonostante le recenti attenzioni della produzione di disertare la première a Rio, per le proteste in Brasile. Nel film, come abbiamo abbondantamente anticipato, il mondo viene improvvisamente invaso da una pandemia di zombie, tutto quanto era una certezza, tutte le potenze mondiali da noi conosciute, crollano, eccetto due: Israele e Corea del Nord. Il curioso, quanto improbabile, nuovo assetto del potere mondiale non dovrebbe scuotere più di tanto lo spettatore, già dubbioso nel vedere due tra gli stati più controversi risultare la salvezza dell'umanità, quanto però i simboli con i quali le due nazioni riescono a garantire detta sicurezza.
La barriera di separazione israeliana, che divide Israele dalla Palestina, costruito proprio per impedire fisicamente ai palestinesi di entrare nel territorio israeliano, è una delle prime chiavi che protegge Israele dagli attacchi zombie. Mentre la Corea del Nord ha tolto i denti ai suoi cittadini, per impedire loro di mordere, nel caso di una trasformazione in zombie. E' curioso che un muro, che ricorda quello di Berlino, simbolo della separazione, possa diventare una forza positiva nel film con Brad Pitt. Allo stesso modo, i modi brutali del regime della Corea del Nord, non possono essere dipinti come la soluzione ad una crisi mondiale. Ma la cosa più sgradevole è quel muro. Perché se in Kim Jong-un non si è ancora messo a staccare i denti al suo popolo, Benjamin Netanyahu un muro lo ha alzato già.