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10 anni senza Alida Valli, la diva dei “telefoni bianchi” morta in povertà

“Senso”, “Piccolo mondo antico” e “Novecento” sono solo alcune delle sue più grandi pellicole. La meravigliosa Alida Valli moriva il 22 aprile del 2006 e, nella sua lunghissima carriera, ha regalato al cinema circa 110 film, partendo dai “telefoni bianchi”, fino a coprire quasi 70 anni di storia della settima arte italiana ed internazionale. Putroppo, nel 2003, la diva si ritrovò quasi in miseria e le fu concesso il vitalizio previsto dalla legge Bacchelli, ma i suoi estimatori la ricorderanno sempre per il suo malinconico carisma, il talento e l’estrema eleganza.
A cura di Ciro Brandi
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Alida Valli è, semplicemente, una delle più grandi attrici che il panorama cinematografico italiano abbia mai avuto. Icona del “cinema dei telefoni bianchi”, il suo curriculum conta circa 110 pellicole – girate tra il 1935 al 2002 – e 15 tra sceneggiati e film per la televisione. E’ stata la protagonista di film storici come “Senso”, “Piccolo mondo antico”, “Novecento” e tantissimi altri, collezionando anche alcune partecipazioni a film internazionali. Nonostante la sua sfavillante carriera, nel 2003, la Valli si è ritrovata quasi in miseria e, grazie all’aiuto di alcuni suoi amici, le fu concesso il vitalizio previsto dalla legge Bacchelli.

Icona del “cinema dei telefoni bianchi”

L’attrice, il cui vero nome è Alida Maria Altenburger von Markenstein und Frauenberg, è nata a Pola (Croazia), il 31 maggio 1921. La madre era una pianista e suo padre un professore di filosofia appartenente ad una nobile famiglia tirolese. Dopo aver frequentato il Centro Sperimentale di Cinematografia, esordisce sul grande schermo nel film “I due sergenti”, diretto da Enrico Guazzoni, dove interpreta il ruolo di una commessa di un emporio. L’attrice decide di cambiare il suo cognome in Valli e diventa, presto, la diva simbolo del “cinema dei telefoni bianchi”, in voga tra il 1936 e il 1943, caratterizzato dalla presenza dei telefoni in bachelite e con arredamento in stile déco. Le pellicole più importanti di quel periodo sono: “Sono stato io!”(1937) di Raffaello Matarazzo, “Mille lire al mese”(1938) per la regia di Max Neufeld, “L’amor mio non muore”(1938) di Giuseppe Amato e “Stasera niente di nuovo”(1942) di Mario Mattoli, dove l’attrice canta il celebre brano “Ma l’amore no”.

“Piccolo mondo antico” e il sodalizio con Mario Mattoli

Nel 1941, la Valli è Luisa Rigey nel drammatico “Piccolo mondo antico”, diretto da Mario Soldati. In quegli anni, inizia un sodalizio con Mattoli, col quale girerà anche “Luce nelle tenebre”(1941), “Ore 9: lezione di chimica”(1941), “Catene invisibili”(1942), “Circo equestre Za-bum”(1944) e “La vita ricomincia”(1945). In quel periodo, alcuni suoi film subiscono la censura fascista e la diva si rifiuta di trasferirsi negli studi cinematografici del fascismo – il Cinevillaggio di Venezia – e resta a Roma. Nel 1944, sposa il musicista Oscar De Mejo, da cui avrà i figli Carlo e Larry, anche se i due divorzieranno pochi anni dopo.

Il Nastro d’Argento, le esperienze ad Hollywood e “Senso”

Il ruolo della protagonista in “Eugenia Grandet”(1947) di Mario Soldati, le fa vincere il Nastro d’Argento come Miglior attrice protagonista. Nello stesso anno, la Valli decide di trasferirsi ad Hollywood e gira “Il caso Paradine”(1947) di Alfred Hitchcock, “Il miracolo delle campane”(1948) diretto da Irving Pichel, “Il terzo uomo”(1949) di Carol Reed, con Orson Welles, e “Ormai ti amo”(1950) di Robert Stevenson. La Valli fu costretta, però, a rescindere il contratto e a pagare una penale salata per divergenze con il suo produttore, e tornò in Italia. Nel 1954, Luchino Visconti le offre il ruolo della contessa Livia Serpieri, protagonista del suo capolavoro “Senso”, in cui la Valli dimostra, pienamente, di essere un’attrice con la A maiuscola. Dopo un periodo di pausa forzata (il nome dell’attrice viene coinvolto nel caso Montesi, poichè fidanzata con Piero Piccioni, principale indiziato, poi prosciolto), la diva torna sul set de “L’amore più bello”(1957) di Glauco Pellegrini e “Il grido”(1957), diretto da Michelangelo Antonioni.

 I film d’autore degli anni ’60 e ’70: da “Novecento” a “Suspiria”

Gli anni ’60 e ‘70 la vedono protagonista di pellicole dirette da grandi maestri, tra cui “Il disordine”(1962) di Franco Brusati, “Ofelia”(1963) per la regia di Claude Chabrol, “Edipo re”(1967) di Pier Paolo Pasolini, “La strategia del ragno”(1970) di Bernardo Bertolucci, “L’Anticristo”(1974) diretto da Alberto De Martino e “La casa dell’esorcismo”(1975) di Mario Bava e Alfredo Leone. Nel 1976, è la volta del fenomenale “Novecento”, diretto da Bernardo Bertolucci, in cui la Valli ha il ruolo di Ida Cantarelli Pioppi e recita accanto a Robert De Niro, Gérard Depardieu, Burt Lancaster e Donald Sutherland. Nello stesso anno, gira “Berlinguer ti voglio bene”, di Giuseppe Bertolucci, con Roberto Benigni e Dario Argento la vuole per il ruolo di Miss Tanner nel cult horror “Suspiria”(1977).

Il Leone d’Oro alla carriera e la morte quasi in miseria

Nel 1980, gira anche “Inferno”, sempre diretta da Dario Argento e mette a segno altri due colpi da maestro con “La caduta degli angeli ribelli”(1981), di Marco Tullio Giordana, per il quale vince il David di Donatello come Migliore attrice non protagonista  e “Segreti segreti”(1985) di Giuseppe Bertolucci. Dopo una breve parentesi francese, l’attrice torna a girare in Italia negli anni ’90. Nel 1991, è sul set di “La bocca”, diretto da Mara Bronzoni e Luca Verdone, seguito da “Zitti e Mosca”(1991) di Alessandro Benvenuti e “Il dolce rumore del nulla”(1999) e “L’amore probabilmente”(2000), entrambi per la regia del suo amico Giuseppe Bertolucci. Nel 1997, la Valli riceve il Leone d’Oro alla carriera al Festival di Venezia, mentre gli ultimi due film della diva sono “Vino santo”(2000) diretto da Xaver Schwarzenberg e “Semana santa”(2002) di Pepe Danquart. Purtroppo, Alida Valli ha trascorso gli ultimi anni della sua vita quasi in miseria, nella sua casa romana, a tal punto da spingere il Consiglio dei Ministri, nel 2003, a concederle un assegno vitalizio applicando la Legge Bacchelli. Tale norma prevede un fondo a favore di cittadini italiani, di chiara fama, che abbiano illustrato la patria con i meriti acquisiti nel proprio campo e che versino in stato di particolare necessità. Il 22 aprile 2006, però, l’icona di decine di film magnifici, dotata di un carisma unico velato di malinconia e arricchito da un’estrema eleganza, muore a Roma, in solitudine.

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