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40 carati, Sam Worthington inganna tutti, in bilico su un cornicione

Cosa spinge Nick Cassidy/Sam Worthington a stare in bilico su un cornicione di un albergo al centro di Manhattan? Vuole davvero suicidarsi o ha in mente qualcos’altro?
A cura di Ciro Brandi
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Ecco uno di quei film il cui trailer fa da traino all’intero progetto. In effetti le immagini viste in quei pochi fotogrammi suscitano moltissima curiosità, e vedere il protagonista di “Avatar” e “Scontro tra Titani”, Sam Worthington, sospeso su un cornicione ma con un auricolare all’orecchio ci ha fatto subito pensare che oltre all’improbabile suicidio, ci fosse qualcosa in più da vedere. In effetti il film diretto da Asger Leth racconta la storia di Nick Cassidy, un ex-poliziotto finito in prigione per un crimine che non ha commesso. L’uomo approfitta della prima occasione per evadere e dopo poche ore dalla fuga, la polizia lo trova sul cornicione del Roosevelt Hotel di Manhattan, intenzionato a buttarsi giù, attirando l’attenzione di tutta la città. Sul posto interviene subito la psicologa della polizia Lydia Mercer (Elizabeth Banks), la quale cerca di convincerlo a desistere, non sapendo che mentre Nick è su quel cornicione, suo fratello Joey (Jamie Bell) coadiuvato  dalla sua ragazza Angie (Genesis Rodriguez) stanno commettendo il più grande furto di diamanti di tutti i tempi (da qui il titolo rimaneggiato "malamente" in italiano). Il suo tentativo di suicidio, quindi, è solo un pretesto per distrarre gli agenti e permette ai due delinquenti di portare a termine i loro piani, approfittando del caos.

Sebbene Asger Leth sia un regista che viene dal mondo dei documentari, con “40 carati” (il cui titolo originale è “Man on a Ledge”) se la cava piuttosto bene. Leth ha girato questo action/thriller realmente a quasi 80 metri dal suolo, in un’edificio di Manhattan, per rendere tutto più reale e ricco di tensione. Certo la suspence si perde quasi subito, dato che capiamo dopo pochissimo tempo quali sono le intenzioni del protagonista, ma tuttavia il ritmo non soffre di particolari cadute o intoppi. E’ molto difficile in questo tipo di film (vedi “In linea con l’assassino” con Colin Farrell o “Buried – Sepolto” con Ryan Reynolds), dove l’azione ruota quasi esclusivamente intorno ad un solo personaggio, mantenere sempre viva l’attenzione e l’interesse degli spettatori, eppure Leth supera la prova, quasi come se avesse già girato pellicole sullo stesso filone in passato. La fotografia è molto curata e il cast è stato scelto con estrema dovizia: oltre ai protagonisti principali, troviamo Edward Burns, Ed Harris (perfetto “villain”), William Sadler e Titus Welliver, eccellenti nei rispettivi ruoli. Insomma, “40 carati” è una pellicola abbastanza godibile, che scivola via velocemente, senza troppe pretese, con qualche "deja vu" che farà storcere il naso ai cinefili. Forse sarà apprezzato di più quando uscirà in dvd.

Voto: 6

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