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70 anni fa usciva Cenerentola, la favola dei sogni che diventano realtà

A Boston, il 15 febbraio 1950, veniva proiettato per la prima volta Cenerentola, simbolo del riscatto personale, della realizzazione dei propri sogni perseguiti con semplicità, onestà e purezza d’animo, ma anche della vittoria ancestrale del bene sul male. Il principe azzurro e il desiderio di un amore perfetto e unico – sulle note di canzoni entrate nella storia del cinema come I sogni son desideri, Bibbidi Bobbidi Bu – sono ingredienti che saranno ripresi in decine di altri film e sempre con grande successo.
A cura di Ciro Brandi
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A Boston, il 15 febbraio 1950, veniva proiettato per la prima volta Cenerentola, 12° classico Disney diretto da Wilfred Jackson, Hamilton Luske e Clyde Geronimi. La pellicola, basata sulla celebre e omonima fiaba del francese Charles Perrault, racconta, appunto, la storia di Cenerentola, una bimba rimasta orfana, che vive con la matrigna, Lady Tremaine, le due antipatiche sorellastre Genoveffa e Anastasia e il perfido gatto Lucifero. Le tre la trattano come una serva e la fanno vivere in soffitta dove Cenerentola ha come unica compagnia quella di alcuni topolini – tra cui Giac e Gas  – uccellini e il cane Tobia. Un giorno, il Re decide di trovare moglie al Principe e indice un ballo per trovare la futura principessa a cui sono invitate tutte le ragazze del reame in età da marito. Cenerentola recupera un vecchio abito di sua madre e le topine le daranno una mano a metterlo a posto. Ciò susciterà l’ira delle sorellastre che glielo strappano, rendendolo impresentabile. E’ a quel punto che interverrà la Fata Smemorina che la aiuterà a realizzare il suo sogno, ma fino al rintocco della Mezzanotte.

Il ritorno di una Principessa dopo la Seconda guerra mondiale

Cenerentola arriva dopo 8 anni dall’uscita di Bambi, ultimo grande classico dopo una serie di altri film d’animazione che non hanno segnalo la storia della famosa major di Topolino. Per Walt Disney si trattò di una sorta di prova del nove perché si usciva anche dal secondo conflitto mondiale e, se non fosse andato bene al botteghino, avrebbe decretato la fine dei famosi Studiosi. Invece, per fortuna, la situazione fu decisamente diversa. Riprendendo il filone delle principesse Disney, partito alla grande con Biancaneve e i sette nani (1937), Disney avviò una macchina produttiva pianificata in ogni minimo particolare con personaggi (animali e non) animati dal team formato da Eric Larson, Milt Kahl, Frank Thomas, John Lounsbery, Wolfgang Reitherman, Ward Kimball, Ollie Johnston, Marc Davis, Les Clark e Norman Ferguson; gli effetti speciali di George Rowley, Joshua Meador, Jack Boyd, Ub Iwerks e le straordinaria musiche di Paul J. Smith e Oliver Wallace. Naturalmente, Disney diede il suo “tocco magico e fantasioso” con l’aggiunta di personaggi non presenti nella fiaba originale come i topini e gli altri animali che hanno un ruolo assolutamente attivo nella narrazione, scandendo i momenti più importanti. Oltre questo, il papà di Topolino non considerò assolutamente gli aspetti più “gotici” e cupi della versione dei Fratelli Grimm, scritta un secolo dopo, basandosi (e variando pochissimo) quella di Perrault.

I movimenti di Cenerentola sono dell’attrice Helene Stanley

Come già avvenuto con Biancaneve, anche per Cenerentola fu usata la tecnica del rotoscope, quindi il film fu recitato prima con attori in carne ed ossa per poi ricalcare i loro movimenti sulla pellicola successivamente. Quelli di Cenerentola, per esempio, sono stati ricreati seguendo la recitazione in live action dell’attrice Helene Stanley, star di film come Giungla d’asfalto(1950), di John Huston e Le nevi del Kilimangiaro(1952), di Henry King. L’attrice ha fatto poi da modella anche per i personaggi di Aurora ne La bella addormentata nel bosco (1959) e Anita de La carica dei 101 (1961). Il risultato è straordinario e altamente all’avanguardia per l’epoca. Maggiore fluidità, sfondi più accurati e un montaggio impeccabile furono apprezzatissimi e fecero da guida alle produzioni successive

I segreti del successo di Cenerentola

Ma perché Cenerentola piace così tanto a 70 anni di distanza? La risposta sta, soprattutto, in quello che il personaggio rappresenta. Tralasciando le motivazioni più “femministe”, Cenerentola è il simbolo del riscatto personale, della realizzazione dei propri sogni perseguiti con semplicità, onestà e purezza d’animo, ma anche della vittoria ancestrale del bene sul male. Il principe azzurro e il desiderio di un amore perfetto e unico – sulle note di canzoni entrate nella storia del cinema come I sogni son desideri, Bibbidi Bobbidi Bu, Canta usignolo, Questo è l’amore – sono ingredienti che saranno ripresi in decine di altri film d’animazione e non, declinati all’infinito perché l’importante è non smettere mai di crederci.

Le nomination agli Oscar, gli incassi e il live action con  Lily James

Cenerentola fu un grande successo commerciale, grazie anche alla vendita del merchandising collaterale. Costato quasi 3 milioni di dollari, il film ne ha incassati circa 85, grazie anche alle varie ridistribuzioni nelle sale che arrivarono a 5 in USA e a ben 7 in Italia. Agli Oscar del 1951 ottenne 3 nomination: Migliore colonna sonora, Miglio canzone originale (Bibbidi-Bobbidi-Bu) e Miglior sonoro, oltre a vincere l’Orso d’Oro al Festival di Berlino e un Premio Speciale al Festival di Venezia andato direttamente a Walt Disney. Ci sono stati anche due sequel – Cenerentola II – Quando i sogni diventano realtà (2002) e Cenerentola III– Il gioco del destino (2007) – ma sono usciti entrambi direttamente per il mercato home video. Nel 2015, invece, il live action Cenerentola, di Kenneth Branagh, con protagonista Lily James, Cate Blanchett/la matrigna e le sorellastre interpretate da Sophie McShera e Holliday Grainger, incassò ben 542 milioni di dollari.

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