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“A Pigeon Sat on a Branch Reflecting on Existence” di Andersson vince il Leone d’Oro

Il regista svedese ha fatto suo il riconoscimento più ambito del festival con una pellicola surrealista e affascinante che ha entusiasmato, sin da subito, la critica mondiale.
A cura di Ciro Brandi
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Alla fine, la giuria del Festival di Venezia 2014, presieduta da Alexandre Desplat, ha deciso: “A Pigeon Sat on a Branch Reflecting on Existence” (letteralmente "Un Piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza") dello svedese Roy Andersson ha meritato il Leone D’Oro, battendo i favoriti “The Look of Silence” di Joshua Oppenheimer e “Birdman”, di Alejandro G. Iñárritu. Il film è stato applauditissimo all'anteprima stampa e narra la storia la storia di Sam e Jonathan, un venditore e un ritardato mentale, che si occupano di piazzare scherzi realmente tristi e banali, tipo la dentiera da vampiro, il sacchetto che ride e la maschera di un fantomatico “zio Dente Solitario”, a dir poco inquietante e per nulla divertente. Il loro girovagare fa da filo conduttore ad una serie di ritratti astratti di varie tipologie di umani: un insegnante di flamenco e il suo allievo prediletto, Il Re di Svezia, la taverniera Lola la Zoppa, e altri disgraziati che per pochi minuti si staccano dalla folla per mostrarsi.

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Il capitolo conclusivo della “Trilogia vivente”

A Pigeon Sat on a Branch Reflecting on Existence” è  il terzo capitolo della “Trilogia vivente” del regista, ritenuto l'erede di Ingmar Bergman, insieme a  “Songs from the Second Floor”, del 2000 e “You, the Living”, del 2007, nella quale l’autore ha voluto creare una tensione tra banale ed essenziale, fra comico e tragico, un ritratto spietato di un’umanità che si avvia, inesorabilmente verso l’apocalisse, come da lui stesso dichiarato in varie interviste. I critici internazionali sono stati tutti unanimi nel dire che l’umorismo macabro del film può essere associato a quello dei Monty Python, la solitudine delle storie a quelle di Kaurismaki, l’umanità dispersa dei personaggi a quelli di Jarmush, ma soprattutto l'opera è pervasa dall’intelligenza e dalla cultura visiva di Roy Andersson, che riempie gli occhi e lo schermo con la sua comicità surreale. Il film è stato descritto da Andersson stesso come un mix di tre romanzi classici che ha amato alla follia: "Don Chisciotte" di Cervantes, "Uomini e Topi" di John Steinbeck e "Delitto e Castigo" di Dostoevskij. Speriamo non resti solo a Venezia, ma che faccia il botto anche in tutto il mondo. Al momento, non è prevista una data d'uscita italiana, quindi, per poter intendere meglio l'atmosfera e il senso del film non vi resta che guardare il trailer ufficiale con sottotitoli in inglese.

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