94 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

“A Pigeon Sat on a Branch Reflecting on Existence” di Andersson vince il Leone d’Oro

Il regista svedese ha fatto suo il riconoscimento più ambito del festival con una pellicola surrealista e affascinante che ha entusiasmato, sin da subito, la critica mondiale.
A cura di Ciro Brandi
94 CONDIVISIONI
Immagine

Alla fine, la giuria del Festival di Venezia 2014, presieduta da Alexandre Desplat, ha deciso: “A Pigeon Sat on a Branch Reflecting on Existence” (letteralmente "Un Piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza") dello svedese Roy Andersson ha meritato il Leone D’Oro, battendo i favoriti “The Look of Silence” di Joshua Oppenheimer e “Birdman”, di Alejandro G. Iñárritu. Il film è stato applauditissimo all'anteprima stampa e narra la storia la storia di Sam e Jonathan, un venditore e un ritardato mentale, che si occupano di piazzare scherzi realmente tristi e banali, tipo la dentiera da vampiro, il sacchetto che ride e la maschera di un fantomatico “zio Dente Solitario”, a dir poco inquietante e per nulla divertente. Il loro girovagare fa da filo conduttore ad una serie di ritratti astratti di varie tipologie di umani: un insegnante di flamenco e il suo allievo prediletto, Il Re di Svezia, la taverniera Lola la Zoppa, e altri disgraziati che per pochi minuti si staccano dalla folla per mostrarsi.

Immagine

Il capitolo conclusivo della “Trilogia vivente”

A Pigeon Sat on a Branch Reflecting on Existence” è  il terzo capitolo della “Trilogia vivente” del regista, ritenuto l'erede di Ingmar Bergman, insieme a  “Songs from the Second Floor”, del 2000 e “You, the Living”, del 2007, nella quale l’autore ha voluto creare una tensione tra banale ed essenziale, fra comico e tragico, un ritratto spietato di un’umanità che si avvia, inesorabilmente verso l’apocalisse, come da lui stesso dichiarato in varie interviste. I critici internazionali sono stati tutti unanimi nel dire che l’umorismo macabro del film può essere associato a quello dei Monty Python, la solitudine delle storie a quelle di Kaurismaki, l’umanità dispersa dei personaggi a quelli di Jarmush, ma soprattutto l'opera è pervasa dall’intelligenza e dalla cultura visiva di Roy Andersson, che riempie gli occhi e lo schermo con la sua comicità surreale. Il film è stato descritto da Andersson stesso come un mix di tre romanzi classici che ha amato alla follia: "Don Chisciotte" di Cervantes, "Uomini e Topi" di John Steinbeck e "Delitto e Castigo" di Dostoevskij. Speriamo non resti solo a Venezia, ma che faccia il botto anche in tutto il mondo. Al momento, non è prevista una data d'uscita italiana, quindi, per poter intendere meglio l'atmosfera e il senso del film non vi resta che guardare il trailer ufficiale con sottotitoli in inglese.

94 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views