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Ben Stiller si reinventa, “Walter Mitty” è la mina vagante del Natale al cinema

Senza pretese, semplice ma efficace, “I sogni segreti di Walter Mitty” è un film riuscito, una commedia atipica che vale ogni centesimo del biglietto se la scelta di vederlo non è in concorrenza con Pieraccioni, Bisio e Abatantuono o il cinepanettone.
A cura di Andrea Parrella
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La cinematografica mina vagante delle feste natalizie, senza ombra di dubbio. "I sogni segreti di Walter Mitty" è una rampa di lancio per la svolta artistica di un attore da cui continueremo ad attenderci le "commedie e basta", pur notevoli, di cui ci ha omaggiato negli scorsi anni. Ma Ben Stiller ha fatto di più, e ci è riuscito presentandosi con l'andatura leggera, spoglio di grosse pretese, senza banali ambiguità tra drammatico e comico: ha raccontato, da regista e protagonista, una storia che impone il sorriso sulle labbra ai titoli di coda.

Remake di un film del 1947, tratto dal racconto omonimo di James Thurber del '39, la storia di Walter Mitty è quella di un uomo che sogna sino ad un certo punto della sua vita, quel punto in cui decide di entrare nei suoi sogni, di starci. Mitty è un editor fotografico della rivista "Life" e la riscrittura del film attualizza la vicenda originale del romanzo facendo coincidere il tempo della narrazione a quello della chiusura della celebre rivista di fotografia (cosa realmente avvenuta nel 2007). L'ultimo numero cartaceo avrà in copertina una foto inviata dal reporter di punta, definita come la quintessenza della vita, che tuttavia Walter non riesce a trovare, costringendolo a seguire le tracce del fotografo (Sean Penn) dalla Groenlandia all'Islanda, sino all'Himalaya.

Trama difficilmente riassumibile a parte, del film colpisce la disarmante delicatezza con la quale si svincola da una commedia canonica di stampo romantico, non perdendone l'essenza, ma proponendosi in una chiave più caotica, quindi non programmata e assolutamente imprevedibile. Fino alla fine l'interrogativo è sull'etichetta: è un film comico, drammatico, o d'avventura?. La regia di Ben Stiller , al quinto film dietro la cinepresa, è pulita e arguta allo stesso tempo, non risparmia qualche esercizio di stile palese epperò si dimostra in grado di somministrarlo senza ridondanze, con l'autorevolezza di un esperto. Il tutto senza contare il peso specifico cui contribuiscono le ambientazioni, certi paesaggi spettrali e mozzafiato che non avrebbero bisogno di una fotografia accattivante per rendere l'idea, ma che hanno pure quella.

"I sogni segreti di Walter Mitty" non è un film che cambia la vita, sempre che si parta dall'assunto che ne esistano alcuni in grado di farlo, ma vale ogni singolo centesimo del biglietto speso se non è in concorrenza di scelta con Pieraccioni, la commedia di Fausto Brizzi o Neri Parenti. Non ci si aspetti tutto ciò che ci si attenderebbe da Beni Stiller, perché si rimarrebbe delusi. Soprattutto non si preveda di ammazzarsi dal ridere, non è quel genere di film. Ma è pure vero che di cento che film che abbiano l'ambizione di far ammazzare dalle risate, a riuscire nell'impresa sono al massimo in dieci: una statistica pesantemente contaminata da ottimismo.

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