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Mostra del cinema di Venezia 2019

Cristina Donadio in La scelta: “Parlo del cancro raccontando episodi di vita vera, la mia”

Cristina Donadio, la Scianèl di Gomorra, è la protagonista di un cortometraggio presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, nella sezione Giovani Artisti. Si tratta del film “La scelta” di Giuseppe Alessio Nuzzo, in cui si parla della quotidianità di una donna malata di cancro. Una realtà non troppo lontana dalla vita privata dell’attrice che, nel corso delle riprese della nota serie tv, fu colpita da un cancro al seno. La notizia, però, non fu divulgata ed è proprio lei a raccontare il perché di questa scelta.
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A cura di Ilaria Costabile
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L'abbiamo vista forte, inarrestabile nei panni di Scianèl nella serie televisiva Gomorra, una personalità che le si addice, le calza a pennello, ma Cristina Donadio nasconde anche un lato fragile, delicato, quello che per la prima volta vedremo nel cortometraggio "La scelta" di Giuseppe Alessio Nuzzo, presentato in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia, nella sezione Giovani Artisti.

Il film sul cancro ispirato alla sua storia

"La Scelta" è un corto che parla della difficile convivenza di una donna con il cancro, portando alla luce in un unico piano sequenza stralci di ricordi e quotidianità che si intrecciano tra loro. Diretto dal trentenne Giuseppe Alessio Nuzzo, direttore del Social Film Festival, il film nasce da una storia vera, una storia non troppo lontana da quella che Cristina Donadio ha vissuto sulla propria pelle. Come racconta al settimanale Io Donna, l'attrice qualche anno fa ha attraversato un periodo critico, quando inaspettatamente ha scoperto il suo male, di cui nessuno è stato a conoscenza fino alla completa guarigione. A distanza di tempo, sembra essere pronta a parlarne apertamente e racconta senza timori, i momenti difficili che ha affrontato durante la malattia, quel cancro al seno che l'ha colpita nel pieno delle riprese di Gomorra:

Il cancro al seno, che io nel corso del tempo ho ribattezzato con molti nomi (“la cosa”, “la disavventura”, “il cortocircuito”) è arrivato durante la seconda stagione di Gomorra ma quando l’ho scoperto l’ho tenuto nascosto a tutti e mi sono andata ad operare nei quattro giorni di stop del set per poi tornare subito al lavoro dopo quella piccola convalescenza. Scianèl mi ha salvato la vita perché per me era intoccabile e non volevo toglierle nulla. Andrebbe detto a chi vive con un malato di non cambiare il suo sguardo, ma purtroppo inconsciamente succede e io non volevo essere trattata in modo diverso, né che ad esempio la Comencini mi dicesse di non fumare. Scianèl è un’accanita fumatrice e non poteva stare senza la sigaretta, quindi l’ho fatto anch’io. Anche Sollima mi avrebbe fatto qualche sconto in scena. Non potevo permettere che ne pagasse il prezzo il personaggio.

La responsabilità di attrice

Forza e determinazione sono necessari affinché si superino quegli ostacoli che sembrano insormontabili, proprio come la scoperta di una malattia, sebbene non tutti decidano di affrontarla allo stesso modo. C'è chi come altri personaggi dello spettacolo, avendone la possibilità, ha voluto parlarne e condividere con pubblicamente le proprie sofferenze, le proprie battaglie, ma Cristina Donadio ha voluto che il suo male restasse nascosto, fosse oscurato dalla corazza della sua Scianèl. Eppure non dimentica il suo ruolo di attrice e come tale, quindi, anche di divulgatrice, per questo motivo ha deciso di parlare del cancro con delicatezza, servendosi del mezzo di comunicazione più potente che esista: le immagini cinematografiche. "La scelta" è un film breve, nato da una decisione consapevole e forse anche da una necessità, come dichiara la verace interprete:

Un’attrice ha la responsabilità di raccontare un sentimento che accomuna tutte le donne, riguardo ad una malattia che tendiamo a nascondere per pudore o vergogna. Io sapevo che avrei trovato la forza di farlo solo nelle mani di una persona di fiducia, com’è per me Giuseppe Alessio Nuzzo. Non volevo sembrare egoriferita ma raccontare episodi veri. Anche quello della zingara che si vede ad inizio film, avevo 14 anni, mi ha preso la mano e mi ha detto queste esatte parole che io all’epoca non sapevo come processare. Oggi sì e ho capito che sto vivendo la mia vita numero nove, dopo otto rinascite, dovute alle morti di persone care. Ma ho trovato la forza nel mio migliore amico, mio figlio Chicco.

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