Dalla Gerini alla Pastorelli: le muse di Carlo Verdone che hanno reso grandi i suoi film
Carlo Verdone sta scalando la classifica dei film più visti in Italia con la sua nuova commedia, “Benedetta follia”, in cui la sua nuova musa è la talentuosa Ilenia Pastorelli ma, da quando ha iniziato nel 1980, il regista romano ha sempre dato ampio spazio ed enorme importanza alla presenza femminile. Bellissime, bravissime, ma soprattutto, spalle fondamentali su cui costruire la sceneggiatura e alcune delle gag più famose della sua carriera. Dalla mitica Sora Lella in “Bianco, rosso e Verdone”, passando per Eleonora Giorgi in “Borotalco” fino a Claudia Gerini nel blockbuster “Viaggi di Nozze”, le sue muse sono state complici del successo delle sue pellicole ed ecco allora 7 esempi che confermano quanto appena detto.
- Elena Fabrizi (Sora Lella) in “Bianco, rosso e Verdone”
- Eleonora Giorgi in “Borotalco”
- Natasha Hovey in “Acqua e sapone”
- Ornella Muti in “Io e mia sorella" e “Stasera a casa di Alice”
- Margherita Buy in “Maledetto il giorno che t’ho incontrato”
- Asia Argento in “Perdiamoci di vista”
- Claudia Gerini in “Viaggi di nozze”
Elena Fabrizi (Sora Lella) in “Bianco, rosso e Verdone”(1981)
Nel road-movie ad episodi, ambientato durante un fine settimana elettorale, spicca l’episodio di Mimmo (Verdone), ingenuo ragazzone romano che va a prendere sua Nonna Teresa – la mitica Elena Fabrizi, meglio nota come la Sora Lella, scomparsa nel 1993 – a Verona per portarla a Roma a votare. Durante il viaggio la donna lo prende in giro e lo punzecchia anche davanti agli estranei, dando vita a siparietti che sono un pezzo di storia della nostra commedia. L’attrice compare anche nel film “Acque e sapone”, sempre nello stesso ruolo ed è la nonna perfetta che tutti vorrebbero avere: divertente, premurosa, moderna e con una verve travolgente. Semplicemente indimenticabile.
Eleonora Giorgi in “Borotalco”(1982)
In “Borotalco”, Verdone è Sergio Benvenuti, un giovane romano che trova lavoro come venditore porta a porta per una casa editrice. E’ contento perchè, così, forse potrà sposare la sua storica fidanzata, Rossella. Il lavoro, però, non ingrana e l’uomo chiama la sua collega Nadia (Eleonora Giorgi), fan di Lucio Dalla e molto più brava di lui, per chiederle aiuto. I due si danno appuntamento da un cliente, l’architetto Manuel Fantoni, ma l'indomani, però, Sergio si trova da solo davanti alla sua abitazione, mentre Nadia è in fila per comprare dei biglietti per il concerto di Dalla. Sergio si fingerà Fantoni per fare colpo su di lei ma, tra situazioni surreali, bugie e imprevisti, dramma e commedia, il regista ci guiderà verso un finale dolceamaro. La Giorgi è il vero valore aggiunto di questo che è uno dei film più riusciti della carriera di Verdone. Bella, determinata, spigliata, amante della musica ma alla ricerca dell’amore sincero, cattura l’attenzione degli spettatori come un magnete, creando un’alchimia perfetta con il “furfante” Sergio.
Natasha Hovey in “Acqua e sapone”(1983)
La protagonista del cult “Acqua e sapone” è Sandy, interpretata dalla bellissima Natasha Hovey, una baby-modella americana che arriva a Roma per dei servizi fotografici. Nella Capitale, dovrà trovare anche un precettore per portare avanti i suoi studi e la scelta cade sul severo padre Spinetti (Philip Dallas), che però, grazie a uno stratagemma, verrà sostituito da Rolando (Verdone), un bidello laureato che si spaccia per sacerdote. Sandy scopre il trucco e inizia a “ricattare” Rolando, chiedendogli di farle fare una vita diversa da quella condotta fino ad allora e dedita solo al divertimento in giro per Roma. La Hovey mandò in frantumi milioni di cuori e, anche se la sua carriera non è mai decollata davvero al cinema, il suo volto “acqua e sapone” sarà per sempre associato a quello della sbarazzina Sandy.
Ornella Muti in “Io e mia sorella”(1987) e “Stasera a casa di Alice”(1990)
La bellissima Ornella Muti, in “Io e mia sorella” è Silvia, sorella, appunto, di Carlo (Verdone), tranquillo oboista sposato con la violoncellista Serena (Elena Sofia Ricci). Quando la madre è in punto di morte, Silvia torna a casa portandosi dietro tutti i suoi pasticci sentimentali e professionali, mandando in tilt il fratello. Sfacciata, bellissima, ribelle, indomabile (proprio come nei film con Celentano), la Muti è al massimo della sua forma e il pubblico la amò alla follia e, anche in “Stasera a casa di Alice”, in cui sarà l’oggetto del desiderio dei due cognati Filippo (Sergio Castellitto) e Saverio (Verdone), l’alchimia col regista è palpabile. Il botteghino fu conquistato a mani basse e, a 30 anni di distanza, rivedere le due pellicole in televisione è sempre un grande piacere.
Margherita Buy in “Maledetto il giorno che t’ho incontrato”(1992)
La storia strampalata e tormentata tra il giornalista Bernardo e Camilla (Margherita Buy), attrice piena di complessi e ansie conquista dai primi minuti. La Buy è grandiosa in uno dei ruoli che Verdone le dipinge praticamente addosso, e cioè quello della donna tesa e nevrotica che suscita subito la simpatia e la comprensione dello spettatore. Il risultato è una commedia fluida, intelligente, divertente e mai banale.
Asia Argento in “Perdiamoci di vista”(1994)
In “Perdiamoci di vista” (1994), Asia Argento è Arianna, una ragazza paraplegica, vitale e intelligente, che smaschera i piani di un vile conduttore televisivo, Gepy Fuxas (Verdone), che pur di fare ascolti alti sfrutta i casi umani. Il regista riesce a tirare fuori la parte più talentuosa della Argento, allora appena 18enne, costruendo una storia credibile e reale, con una doppia denuncia, senza lasciarsi andare a facili e compiaciuti moralismi. La Argento riuscì a portare a casa il David di Donatello e il Ciak d'Oro come Miglior attrice protagonista. Che sia stata davvero la sua prova migliore di sempre?
Claudia Gerini in “Viaggi di nozze”(1995)
Beh, le battute surreali della coppia coatta formata da Ivano (Verdone) e Jessica (Claudia Gerini) nel blockbuster “Viaggi di nozze” ormai sono storiche. La domanda “O famo strano?” rimbomba ancora nelle nostre teste e il film si pone proprio come spartiacque rispetto a tutta la produzione verdoniana precedente, in cui il trasformismo del regista spicca il volo e le battute si fanno consapevolmente più scorrette e al passo con i tempi. All’epoca, il film incassò 30 miliardi di lire, lanciando alla grande la Gerini verso il grande cinema e dando nuovo vigore al cinema del regista romano. I due lavoreranno ancora insieme in “Sono pazzo di Iris Blond”(1996) e “Grande, grosso e… Verdone”(2008) ma il clamore del film del 1995 non sarà mai bissato.