Danny Boyle, l’irlandese che ha conquistato il mondo
L’anno scorso il suo nome ha fatto davvero il giro del mondo, oltrepassando le schiere dei cinefili e arrivando al grandissimo pubblico: Danny Boyle, il più famoso e internazionale dei registi inglesi, vince 8 Oscar con The Millionaire, l’appassionante (e furbamente leziosa) storia di un ragazzo indiano che attraverso le difficoltà della sua vita vince il celebre quiz televisivo. Una favola contemporanea e pop che ha commosso il mondo, e che ha fatto conoscere al pubblico un altro lato del suo cinema.
Che nasce duro, cinico, spietato e figlio della letteratura britannica: non è un caso che, dopo l’esordio con Piccoli omicidi tra amici – noir da camera acido e ironico – il boom Boyle lo fa nel ’96 con Trainspotting, tratto dal bestseller di Irvine Welsh, e che ha fatto diventare una star internazionale Ewan McGregor, grazie al ritratto iperrealista della dipendenza dall’eroina. Da lì, una carriera lanciatissima si arresta: film poco riusciti come Una vita esagerata (che però si fa ricordare per la bellezza di Cameron Diaz e le canzoni degli Ash) o The Beach, uno dei rari flop di Leonardo di Caprio, sembrano negargli la consacrazione.
Ma Boyle ha la testa dura e un certo talento e riesce a rilanciare il filone degli zombie con un film tosto come 28 giorni dopo, avventura mortale a spasso per una Londra deserta e spettrale a basso budget, che accerta l’incredibile talento visivo del nostro, talento confermato dai successivi Millions e soprattutto Sunshine, perfetto esemplare di thriller fantascientifico contemporaneo che spazia da Alien fino a Kubrick, abbagliando lo spettatore con gli occhi di Cillian Murphy oltre che col sole. E dopo il trionfo di The Millionaire, Boyle è di nuovo in pista con 127 hours, in fase di post-produzione, storia di un alpinista (interpretato da James Franco) che resta bloccato su una montagna e deve cercare di sopravvivere. Uscita prevista nel 2010: ce la faremo ad aspettare?
Emanuele Rauco