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Emmanuelle Seigner difende Roman Polanski: “Essere accusati di stupro non è essere colpevoli”

Alla conferenza di presentazione di L’ufficiale e la spia, nuovo film di Roman Polanski che esce a pochi giorni dalle nuove accuse di violenza, la moglie Emmanuelle Seigner e il produttore Luca Barbareschi intervengono in sua difesa. “Non è una coincidenza che l’accusa sia giunta all’uscita del film”, sottolinea Barbareschi.
A cura di Valeria Morini
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Alla vigilia dell'uscita in Italia del nuovo film di Roman Polanski, "L'ufficiale e la spia", a difendere il regista dalle gravi accuse di violenza formulate di recente è la moglie Emmanuelle Seigner. Lei e Luca Barbareschi, produttore e attore della pellicola, hanno respinto la denuncia diffusa dalla modella Valentine Monnier (che ha parlato di uno stupro che si sarebbe consumato 44 anni fa), nel corso della conferenza stampa a Roma per la presentazione del film. L'atmosfera intorno a Polanski è incandescente: non è un caso che il cineasta polacco non sia intervenuto fisicamente a Roma e non abbia neppure partecipato alla Mostra del cinema di Venezia, dove "L'ufficiale e la spia" ha vinto il Leone d'argento.

Le accuse di stupro e le parole di Emmanuelle Seigner

A inizio novembre, Valentine Monnier ha accusato Polanski di stupro, parlando di fatti che risalirebbero al 1975: "Mi colpì, mi riempì di botte fino a quando non opposi più resistenza, poi mi violentò facendomi subire di tutto". Già nel '77, il regista venne coinvolto in un caso analogo, mai del tutto chiarito, per cui tuttora non ha la possibilità di tornare negli Usa pena l'arresto. La Seigner, legata a Polanski da 30 anni di matrimonio e due figli, curiosamente nel film interpreta un personaggio che si chiama Monnier proprio come l'accusatrice.

Non è un caso che il film dica che essere accusato non vuol dire essere colpevole. Penso sia una cosa che debba far riflettere tutti quanti.

Fermamente convinta dell'innocenza del marito, a Quotidiano.net, la Seigner ha espresso anche la sua solidarietà al movimento MeToo e ha sottolineato di essere "femminista da sempre", nonché di non essere per nulla dipendente o influenzata da Polanski: "È mio marito e lo amo ma non sono una professional wife. Non è il mio maestro e padrone. Sono estremamente indipendente e libera. Diciamo che forse è più lui che impara da me”.

La difesa di Luca Barbareschi

Decisamente meno diplomatico l'intervento di Barbareschi, che ha puntato il dito contro la stampa e la politica francese per lo scandalo sollevato contro Polanski, tanto che in patria è stata interrotta la promozione del film: "Non è una coincidenza che l’accusa sia giunta all’uscita del film, perché sono quarant'anni che rompono i co…a Roman. Ognuno si alza e dice la sua. Siamo al rutto libero. È grave che un ministro sconsigli di vedere un film (Françoise Nyssen, ndr) o che lo faccia il portavoce del primo ministro. Come a Venezia dove questa signorina dalle idee maccartiste (la regista Lucrecia Martel, presidente della giuria ndr) ha fatto la sua battaglia… La Francia è un paese libertario e libertino, il paese degli scambisti, che improvvisamente diventa il paese dei moralisti. Questo è molto triste. E c’è una responsabilità della stampa che si attacca ai pettegolezzi".

L'ufficiale e la spia, la trama e il cast

Impossibile non tracciare un parallelo tra la figura di Polanski, sotto accusa da decenni, e la tematica al centro de "L'ufficiale e la spia", in sala dal 21 novembre, che ricostruisce la vicenda di Alfred Dreyfus. Ufficiale ebreo dell'esercito francese, fu accusato ingiustamente di alto tradimento: un caso clamoroso della giustizia francese di inizio Novecento su cui pesò notevolmente il diffuso antisemitismo dell'epoca. Il cast vede protagonista Jean Dujardin nei panni di Georges Picquart, il colonnello che provò l'innocenza di Dreyfus, affiancato da Louis Garrel (Dreyfus), François Damiens (Emile Zola), Emmanuelle Seigner (Pauline Monnier), Grégory Gadebois (magg. Hubert-Joseph Henry), Mathieu Amalric (Alphonse Bertillon).

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