“Eva contro Eva”, indimenticabile cinema da Oscar
Era il 1950, sessant'anni prima del trionfo di The Hurt Locker, quando, in contemporanea con Viale del tramonto di Billy Wilder, usciva nelle sale Eva contro Eva, di Joseph L. Mankiewicz, assoluta pietra miliare nella storia del cinema. Interpretato magnificamente da Bette Davis, Anne Baxter e George Sanders (con un divertente cameo di una giovane Marylin Monroe), e tratto dal racconto di Mary Orr The Wisdom of Eve, è un caustico ed esemplare atto d'accusa contro l'arrivismo, la spietata sete di gloria e potere, e la falsità che governa il mondo luccicante dello spettacolo.
Narrato quasi completamente in flashback, attraverso un'affascinante struttura a incastro con le voci fuori campo di alcuni dei personaggi che riflettono sui fatti accaduti, racconta la storia di una famosa attrice teatrale, Margo Channing, e della sua rampolla, Eva Harrington, che si fa assumere come aiutante tuttofare, colma di adorazione per la sua diva, salvo poi però vendere l'anima al diavolo, e iniziare a compiere qualsiasi meschinità pur di fare carriera e conquistare le luci della ribalta, senza guardare in faccia a nessuno, ingannando in ogni modo anche la sua stessa protettrice.
Un'opera rigorosa e perfetta, scritta con trionfale acume dallo stesso regista, nella quale assistiamo al trionfo della parola cinematografica. Dialoghi trascinanti e illuminati, retorica maestosa, glorificazione del verbo applicato alla recitazione, sottile ironia, essenzialità della pura arte dialogica, e in 130 minuti mai una frase fuori posto. Attori in stato di grazia, messinscena elegante, e una maschera da commedia che nasconde il tragico svelamento dell'egoismo e del bieco cinismo che si celano nell'avidità di successo dell'animo umano. Era il 1950, ma è così anche oggi. Anzi, è ancora peggio. Vinse sei Oscar (miglior film, regia, attore non protagonista, sceneggiatura, costumi e suono).
Eva contro Eva: teatro che scivola nel cinema, e cinema che si fa teatro. Indimenticabile.
Alessio Gradogna