“Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 2”, la recensione
E’ stato senza dubbio il film più atteso dell’anno e finalmente ci siamo. Cala il sipario (incredibilmente prima in Italia il 13 luglio, e il 15 nel resto del mondo) sulla più famosa saga per ragazzi degli anni Duemila, ma non solo. Harry (Daniel Radcliffe), Hermione (Emma Watson) e Ron (Rupert Grint) ci salutano dopo 10 anni di avventure al cinema. Le loro gesta hanno accompagnato un’intera generazione e per i milioni di fans sparsi in tutto il globo, sicuramente non sarà facile digerire l’addio definitivo.
"Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 2" è l'ottavo film, il più breve di tutti, dura due ore esatte, e per più della metà, sarà occupato dalla battaglia finale. Invito i lettori a non proseguire se non vogliono conoscere dettagli precisi o rivelazioni riguardo la trama. Nel settimo episodio Harry era alla ricerca degli oggetti in cui si nascondono gli horcrux, dove riesiedono i pezzi dell’anima di Voldemort. Quest’ultimo ormai è davvero potentissimo, mentre Piton è diventato preside/dittatore della scuola dei maghi. Finalmente Harry si avvicina alla risoluzione degli enigmi che circondano la figura di Tu-Sai-Chi, aiutato da Mr Ollivander, il costruttore di bacchette magiche. Voldemort non vuole aspettare la riscossa del maghetto e riesce ad impadronirsi della bacchetta di Sambuco, che lo renderà il mago più potente di tutti i tempi. Con i Mangiamorte e i Dissennatori si prepara ad assediare Hogwarts e abbattere la resistenza. Harry correrà in aiuto dei suoi amici, per la resa dei conti finale.
Tutti gli elementi di questa pellicola rendono onore ai libri di J.K. Rowling e ci regalano un finale ottimo e ben girato. La regia di David Yates è adrenalinica, cupa, profonda, intensa come mai prima d’ora. Il ritmo nella prima parte è un pò lento, didascalico, per poi esplodere nella seconda. Il Bene e il Male, Harry contro Valdemort, magia buona contro quella oscura, si scontreranno in un turbine di scene action incorniciati dal 3D (alquanto inutile, poiché non fa altro che intontirci durante alcune sequenze al buio!). Perfetta la fotografia, dai colori più scuri rispetto ai film precedenti, e la scemeggiatura di Steve Kloves è inappuntabile.
SPOILER: Ma quali sono le scene più belle di questo gran finale? Bè, prima di tutto come non restare estasiati davanti al primo bacio tra Ron ed Hermione? Semplicemente fantastico. Molto efficace, e montato divinamente, è il flashback sulla vita di Piton, che ci svelerà molti segreti reco nditi di questo oscuro, quanto affascinante, personaggio. Oltre ai tre protagonisti principali, vi prego di notare, per l’ennesima volta, l’eccezionale performance di Alan Rickman (Piton) e Ralph Fiennes (Voldemort), superbi e, ci viene da dire “da Oscar”, nei rispettivi ruoli. I fans verseranno qualche lacrima in più quando, purtroppo, Fred Weasley, uno dei due gemelli dei Tiri Vispi, perderà la vita e quando la scuola cadrà a pezzi, ma l’emozione cambierà radicalmente registro durante la stupenda scena del colloquio pieno di speranza tra Harry e Albus Silente, circondati da un’onirica King’s Cross.
Impressionante la scena del furto della spada di Grifondoro dalla Gringott e la conseguente fuga a cavallo di un drago, forse quella in cui possiamo notare di più la perfezione raggiunta negli effetti speciali. Dopo altre peripezie, Harry riuscirà finalmente a riunire i Doni della Morte – Il mantello dell’invisibilità, la bacchetta di Sambuco e la pietra della risurrezione – e nel bel mezzo della battaglia, il maghetto si consegnerà a Voldemort per fermare la carneficina dei suoi amici.
E la scena finale? No, non potremmo mai rivelarvela qui, ma se avete letto il romanzo, o qualche altro spoiler in giro per il web, allora saprete già che sarà un addio tenero e memorabile allo stesso tempo, degno di una saga che ha fatto sognare, gioire, arrabbiare, piangere ed emozionare persone di tutte le età.
Voto: 8