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I 40 anni di Joaquin Phoenix, talento immenso ma ancora senza Oscar

Il fenomenale attore ha sfiorato per ben tre volte l’ambita statuetta, ma la sua estrema bravura, lo charme innato e l’istrionicità dei suo ruoli, lo hanno portato comunque in cima all’Olimpo di Hollywood, a soli 40 anni. La strada è ancora lunga e l’Academy si ricorderà, nuovamente, di lui.
A cura di Ciro Brandi
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Sexy, talentuoso, misterioso, un po’ burbero ma dalla bravura immensa. Joaquin Phoenix è realmente uno dei più istrionici attori di Hollywood, ma l’Academy non gli ha ancora assegnato un meritatissimo Oscar, anche se ci è andato vicino più volte. Lo ha sfiorato nel 2001, quando è stato nominato per la sua fenomenale interpretazione di Commodo ne “Il gladiatore”, di Ridley Scott, e nel 2006 quando ha dato vita ad uno straordinario Johnny Cash in “Quando l’amore brucia l’anima – Walk the line”, vincendo il Golden Globe e un Grammy Award. L’ultima nomination risale al 2013, per “The Master”, di Paul Thomas Anderson, che gli ha comunque fatto vincere la Coppa Volpi al Festival di Venezia, nel 2012. L’attore è anche noto per il suo attivismo sociale e il sostegno di associazioni come Amnesty International, The Peace Alliance, e si batte da sempre in difesa degli animali, infatti è membro di People for the Ethical Treatment of Animals e In Defense of Animals, oltre ad essere un convinto vegano.

La vita come un film

La stessa vita di Joaquin Phoenix sembra un film. Il suo vero nome è Joaquin Rafael Bottom e nasce a San Juan il 28 ottobre del 1974. Suo padre è John Lee Bottom, carpentiere cattolico di Fontana, in California, mentre sua madre è Arlyn Dunetz, segretaria nata nel Bronx da genitori ungheresi e russi, di religione ebraica. I due si conobbero a Los Angeles e vissero da hippie, per poi diventare missionari nella setta religiosa dei Figli di Dio, in Sud America. John e Arlyn ebbero cinque figli: River, Rain, Joaquin, Liberty e Summer. Joaquin era l’unico al quale non fu dato un nome ispirato alla natura così, per non sentirsi escluso, a quattro anni decise di farsi chiamare Leaf (foglia). I genitori rientrarono in USA nel 1978, dopo la delusione ricevuta dalla setta, e decisero di cambiare il cognome in Phoenix (Fenice, in onore dell’uccello che risorge dalle proprie ceneri).

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I primi film e la morte del fratello River

In USA, la madre cominciò a lavorare come segretaria alla NBC e il padre come architetto. I figli iniziarono ad esibirsi in varie competizioni ad Hollywood, fino a quando vennero notati dalla talent scout Iris Burton e furono scritturati dalla regista Penny Marshall per la Paramount. L’esordio di Joaquin avviene nel 1982, con la serie tv “Sette spose per sette fratelli”, dove suo fratello River è uno dei protagonisti. Successivamente, reciterà in “Space Camp – Gravità zero”, 1986, di HarryWiner e “Parenti, amici e tanti guai”, nel 1989, ma poi seguì il padre in Messico, lasciando momentaneamente le scene. All’inizio degli anni Novanta torna negli USA, ma purtroppo vivrà una terribile esperienza che lo segnerà a vita. L’attore, infatti, sarà uno dei testimoni della morte del fratello River, avvenuta per overdose nel locale Viper Room, di proprietà di Johnny Depp, durante la notte di Halloween del 1993. Depp e Flea, chitarrista dei Red Hot Chili Peppers stavano suonando e si precipitarono fuori quando videro River in condizioni pietose. Joaquin chiamò il 911, ma quando arrivò l’ambulanza era già morto. L’autopsia rivelò che era deceduto per un mix letale di eroina, cocaina, cannabis, Valium e un anti-influenzale. La telefonata di Joaquin fu registrata e trasmessa da varie trasmissioni e tv e quest’invadenza nella sua vita privata lo fece allontanare, nuovamente, da Hollywood.

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“Il gladiatore” e i grandi successi degli anni Duemila

Phoenix decide di tornare nel 1995, girando il film “Da morire”, di Gus Van Sant, poi “U Turn – Inversione di marcia”(1997), di Oliver Stone, “Il sapore del sangue” (1998), diretto da David Dobkin e “8mmn – Delitto a luci rosse”(1999), di Joel Schumacher. La sua stella inizierà a splendere senza sosta all’inizio degli anni Duemila. Proprio in quell’anno, Phoenix gira “Quills – La penna dello scandalo”, di Philip Kaufman, nel ruolo di Abbé de Coulmier, ma il successo planetario glielo darà il ruolo dell’imperatore patricida Commodo ne “Il gladiatore” di Ridley Scott. A quel punto, decide di collaborare con il regista M. Night Shyamalan in due blockbuster assoluti: “Signs”(2002) e “The Village”(2004). Nel 2005 gira il profondo “Hotel Rwanda”, di Terry George e il bellissimo “Quando l’amore brucia l’anima – Walk The Line” diretto da James Mangold. A scippargli l’Oscar, per quest’ultimo film, fu Philip Seymour Hoffman, protagonista di “Capote”. Nel 2010, l’attore gira il mockumentary “Joaquin Phoenix – Io sono qui”, diretto da Casey Affleck e presentato, fuori concorso, al 67° Festival di Venezia. La pellicola racconta la vita dell'attore Joaquin Phoenix, a partire dall'annuncio dell'abbandono della sua carriera cinematografica, e descrive il suo passaggio ad una carriera come artista hip hop. Durante tutto il periodo delle riprese cinematografiche, Phoenix è rimasto nel personaggio durante le apparizioni in pubblico, questo ha fatto sì che il progetto cinematografico sia rimasto oscuro al pubblico e agli addetti ai lavori.

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Gli ultimi film e i progetti futuri

Nel 2012, Joaquin Phoenix è il protagonista di “The Master, di Paul Thomas Anderson, per il quale riceverà la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile al 69° Festival di Venezia e la terza candidatura agli Oscar. L’anno scorso è stato scelto da Spike Jonze per il fenomenale “Lei – Her”, storia d’amore tra un uomo e un sistema operativo (con la voce di Scarlett Johansson). Il film si è aggiudicato il premio Oscar per la migliore sceneggiatura originale, mentre la performance di Phoenix è stata scandalosamente snobbata. Nel 2015, lo vedremo nel giallo “Vizio di forma”, diretto sempre da Pula Thomas Anderson e sarà nel nuovo film di Woody Allen, attualmente ancora senza titolo.

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