I film d’animazione dominano il boxoffice mondiale. Sono in tutte le classifiche dei migliori incassi annuali e spesso in quelle dei film più amati. In coincidenza con questo successo è però arrivata la computer grafica. Dal 2009 in poi infatti nessun grande successo è più stato in 2D, ovvero animato a mano, come erano La Sirenetta o Il Re Leone. I grandi blockbuster animati oggi sono infatti realizzati nella maniera in cui la Pixar ha insegnato al mondo a fare a partire dal 1995 con Toy Story. Quella serie di film rivoluzionari, che include Alla Ricerca Di Nemo, Monsters & Co. e via dicendo, ha involontariamente condizionato tutta l’industria. Su quell’onda nel 2001 la DreamWorks tentò la sua versione di un cartone in computer grafica con Shrek e non si è più fermata, poi è arrivata la Blue Sky con la serie L’era Glaciale e in tempi più recenti la Illumination con Cattivissimo Me e i suoi Minions. Tutti successi che hanno stabilito quanto oggi l’animazione al cinema sia più viva che mai, ma praticamente non più disegnata a mano. E non che ci abbia perso. Quello che l’animazione sta vivendo è probabilmente il suo momento creativamente migliore in assoluto.
Eppure nonostante i massimi successi mondiali siano in computer grafica, questo non significa che l’animazione 2D sia morta. Se il cinema americano non conosce altra religione che non sia quella del digitale, allora l’animazione a mano si trasferisce, cambia sede e trova altri luoghi per fiorire, in primis la televisione. Da quando nel 1989 I Simpson hanno cambiato quel che si può dire in un cartone televisivo e questi possano essere realizzati (le invenzioni tecniche dovute allo show di Groenig sono importanti quanto l’impatto culturale che ha avuto), l’animazione per la tv statunitense si è evoluta di anno in anno, arrivando ad essere la frontiera per qualsiasi aspirante professionista. Serie come Samurai Jack qualche anno fa, ma anche ultimamente Bojack Horseman o quelle più indirizzate ai ragazzi come Adventure in Time, Steven Universe, Wander, Marco e Star Contro Le Forze Del Male o Lo Straordinario Mondo di Gumball, stanno ridefinendo quella forma d’espressione in pieno. Nonostante diversi tentativi di portare la computer grafica anche in tv (si veda Star Wars: The Clone Wars), le produzioni per il piccolo schermo più di successo rimangono quelle in 2D.
Il successo di Paperman, l'arrivo de La tartaruga rossa
Tuttavia, anche volendo rimanere concentrati sul grande schermo, non è difficile dimostrare quanto il disegno a mano sia vivo, anche senza citare gli ottimi corti che spesso la stessa Disney realizza per accompagnare i propri film, come fu Paperman, che nel 2012 ha segnato un punto altissimo di fusione tra personaggi disegnati a mano e ambienti in computer grafica. Sono infatti l’Europa e il Giappone a portare avanti la vecchia scuola dell’animazione a mano, fondendola con tecnologie moderne. La Storia della Principessa Splendente, L’Illusionista (di Sylvain Chomet che già aveva realizzato Appuntamento a Belleville), Ernest & Celestine, i film di Satoshi Kon o l’opera di prossima uscita La Tartaruga Rossa, sono solo gli esempi più recenti di un’industria che non accenna a chiudere, anche se non realizza gli incassi mondiali dei film Disney.
A ben vedere dunque all’appello dei film disegnati a mano mancano solo le grandissime produzioni, come se a Hollywood esistesse la convinzione che oggi chi vuole davvero incassare tanto (e qui la Disney alza la mano) debba evitare il disegno a mano come la peste. L’ipotesi, numeri alla mano, ha del fondamento. Era infatti il 2009 quando proprio la Disney affermava di voler riportare in auge il disegno a mano per il cinema. John Lasseter, fondatore della Pixar da poco messo a capo della nuova Disney, dopo la fusione delle due società, aveva promesso a partire da La Principessa e Il Ranocchio “film animati in 2D su base regolare”. Ma tra lui e le sue intenzioni si frapposero i ricavi. Quel primo film di nuovo fieramente in 2D andò molto bene, costato 105 milioni di dollari incassò più del doppio, ben 267 milioni.
Il problema semmai fu che l’anno dopo, sempre la Disney, sfornò Rapunzel con il quale toccò i 590 milioni di dollari, generando un merchandise anch’esso del doppio più redditizio rispetto a quello del ranocchio. E poi Ralph Spaccatutto con i suoi 470 milioni non ha fatto che confermare l’impressione: l’animazione in computer grafica incassa di più. Così il progetto seguente, originariamente immaginato da farsi a mano e intitolato La Regina delle Nevi, fu ripensato in computer grafica e rititolato come Frozen. Decisione impeccabile anche lì, successo di critica, di affetto ed economico oltre ogni più sfrenata fantasia imprenditoriale.
Il licenziamento dei mostri sacri Disney
Per questo motivo nel 2013, solo 4 anni dopo la promessa di rivitalizzare l’animazione a mano, la Disney chiudeva i battenti del reparto 2D e annunciava la fine di quella linea di produzione, arrivando addirittura a licenziare maestri dalla carriera indiscutibile come Nik Ranieri (che aveva animato il candelabro Lumiere in La Bella e La Bestia) o altre divinità dell’animazione come Eric Goldberg (responsabile dei movimenti del genio in Aladdin) e Mark Henn (specializzato in protagonisti, tra i molti ha curato Mulan, il piccolo Simba di Il Re Leone e Jasmine di Aladdin). È stata la fine di un’era, quella della grande animazione a mano americana per il cinema, ma non necessariamente la fine definitiva. Non solo, come dimostrato, l’animazione in 2D è più viva che mai, ma se un’oscillazione di boxoffice ha spostato le decisioni della Disney, un’altra di segno opposto potrebbe riportare tutto come prima. Hollywood è sempre pronta a cambiare idea e seguire il guadagno, nell’industria lo sanno tutti.
Del resto non che i più giovani abbiano dimenticato le origini. Gli animatori indipendenti al pari di chi inizia, oggi lavorano più che altro in rete e lo fanno in 2D. Addirittura anche molti di quelli stipendiati dalle major per fare cartoni in computer grafica, nel tempo libero e con piccole aziende da loro fondate, si muovono sul terreno di internet e si muovono a mano. Lì si trovano le produzioni più avventurose, di certo non redditizie, ma che lavorano sulle declinazioni moderne della catena produttiva in 2D.
La coalizione nella campagna Indiegogo di Hullabaloo
Segno inequivocabile di tutto ciò è stato e di ciò che sta accadendo è il successo, due anni fa, della campagna Indiegogo di Hullabaloo. 80mila dollari chiesti per fare un film vecchio stampo tutto a mano e 470mila raccolti per bontà di 10.000 sostenitori. Quasi 6 volte l’obiettivo originario anche grazie al fatto che dietro al progetto ci sono alcuni di quei mostri sacri liquidati dalla Disney e in generale il meglio dell’industria che 20 anni fa macinava record su record. Il film uscirà a puntate online e il primo episodio è quasi pronto. Un accenno iniziale di immagini conferma come la pellicola animata prometta di conciliare disegno a mano classico con idee moderne, a testimonianza del fatto che l'abbandono delle matite non si sia poi rivelato così drastico e definitivo.