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In The Market, la recensione

Il regista semi-esordiente Lorenzo Lombardi firma il suo secondo lungometraggio portandoci in questo oscuro thriller/horror, molto crudo ed angosciante.
A cura di Ciro Brandi
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in the market

Il regista semi-esordiente Lorenzo Lombardi firma il suo secondo lungometraggio (il primo è “Life’s But”) e ci porta in questo oscuro thriller/horror, molto crudo ed angosciante.

Come premessa, Lombardi tiene a puntualizzare che si è ispirato a fatti realmente accaduti e ambienta la storia nell’estate del 2005. Tre ragazzi, David, Sarah e Nicole, partono per un viaggio che li porterà al concerto degli GTO, la loro rock-band preferita. Le cose inziano a complicarsi quando gli amici decidono di fermarsi ad una stazione di servizio per fare benzina e sono vittime di una rapina. In seguito si mettono a  cercare la polizia ma, stremati e senza un soldo, decidono di fare una sosta in un market per la notte, dove quindi possono trovare tutto quello che vogliono gratis. Nulla andrà per il verso giusto, poichè all’interno del negozio c’è un oscuro personaggio che non garantisce nulla di buono.

I tentativi di fare qualcosa d’impatto da parte dei registi italiani vanno sempre apprezzati, di qualsiasi genere essi siano. Detto questo, il film di Lombardi è indubbiamente un prodotto apprezzabile e ben fatto, registicamente parlando. Ovviamente la componente indipendente e il budget ridotto (circa 20mila euro) non possono permettere di avere risultati di un certo livello, però rispetto ad altre produzioni italiane dell’ultimo periodo, bisogna ammettere che “In the Market” (con “At the end of the day”) è un passo avanti.

Quello che forse nn va è la poca originalità del plot (il viaggio tra amici, l’inghippo, il posto oscuro, il pazzo assassino di turno) che ricorda molto “Non aprite quella porta” e “Hostel”, oltre allo stile (e allo script) alla Tarantino e Rodriguez che aleggia come un fantasma in quasi tutti i film dei registi esordienti ormai. Il “tarantinismo” di tutta la prima parte della pellicola fa letteralmente a cazzotti con la seconda parte “splatter”, sadica e sanguinaria, ma la fotografia di Nicola Santi Amantini e soprattutto gli effetti speciali (trucco) del famoso Sergio Stivaletti (collaboratore, tra gli altri, di Dario Argento e Roberto Benigni) salvano l’intero progetto dal punto di vista della caratterizzazione dei personaggi.

Il cast è quasi tutto composto da attori esordienti, tranne Ottaviano Blitch, già visto in “Shadow” di Federico Zampaglione e in “Italians” di Giovanni Veronesi, qui chiamato ad interpretare il folle Adam The Butcher, unico personaggio che colpisce in tutto il film.

Salviamo, quindi, la regia e gli effetti di Stivaletti, aspettando fiduciosi un’altra prova del giovane regista, magari aiutato da un budget più consistente. Le carte in regola ci sono tutte, speriamo solo che qualcuno si accorga che anche in Italia ci sono talenti che vanno agevolati e finanziati.

Voto: 5+

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