Jodie Foster, la forza delle donne
Sono passati quasi vent'anni da quando, alla notte degli Oscar, trionfava Il silenzio degli innocenti, indimenticabile thriller diretto da Jonathan Demme, e impreziosito dai volti di Jodie Foster e Anthony Hopkins. Tratta dall'omonimo romanzo di Thomas Harris, e realizzata nel 1991, una pellicola capace di creare un universo malato, in cui il terrore e la suspence viaggiano di pari passo, per una messinscena soffocante e disturbante.
Il killer cannibale Hannibal Lecter, e la giovane recluta dell'FBi che si trova faccia a faccia con un mostro capace di minare ogni sua certezza, sono figure giustamente entrate nell'immaginario collettivo, capaci di uscire dallo schermo e penetrare in profondità nell'animo dello spettatore, scuotendolo dal torpore per catapultarlo in un abisso senza fondo. Frasi come “Uno che faceva un censimento una volta tentò di interrogarmi: mi mangiai il suo fegato con un bel piatto di fave e un buon Chianti”, o come “Sento l'odore della tua…” restano a modo loro indimenticabili, e contribuiscono a costruire un Mito la cui forza dirompente persiste nel tempo.
Il silenzio degli innocenti è uno degli unici 3 titoli nella storia capace di vincere l'Oscar in tutte le cinque categorie principali: film, regia, attore e attrice protagonista e sceneggiatura originale. In precedenza c'erano riusciti soltanto Accadde una notte di Frank Capra (1934) e Qualcuno volò sul nido del cuculo di Milos Forman (1975). E' anche l'apice della brillante carriera di Jodie Foster, attrice versatile e di indubitabile bravura, in grado di regalare cuore e anima a figure di donne sofferenti, ma incrollabili e carismatiche. Nel mondo dello spettacolo sin da quando era bambina, negli anni ha fornito interpretazioni validissime, da Alice non abita più qui a Taxi Driver (entrambi di Scorsese), da Sotto Accusa a Ore contate, da Nell a Contact e Anna and the King, fino ai recenti Panic Room di David Fincher e Inside Man di Spike Lee.
Alessio Gradogna