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Kurt Cobain morì per il fallimento della sua famiglia: nuova ipotesi sul suicidio

Nel documentario Kurt Cobain: Montage of Heck, presentato al Festival di Berlino, grazie a moltissimo materiale inedito messo a disposizione da Wendy Cobain, esce fuori il Kurt privato, non tanto infastidito dalla fama ma distrutto dalla crisi familiare.
A cura di Gabriele Niola
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A 21 anni dalla morte di Kurt Cobain finalmente iniziamo a raccontarlo per comprenderlo. Nel 2005 ci aveva provato Last days, il film di finzione di Gus Van Sant mai uscito in Italia che affrontava l’argomento attraverso la storia di un musicista di Seattle con un altro nome ma per il resto uguale al leader dei Nirvana, ora invece Kurt Cobain: Montage of Heck, presentato oggi al 65esimo festival di Berlino nella sezione Panorama Dokumente con incredibile riscontro di pubblico (subito tutte le proiezioni sono andate esaurite), sfrutta materiale inedito messo a disposizione dalla famiglia Cobain. Estratti da video in super8 dell’età infantile e matura, registrazioni, disegni e moltissimi contribuiti mai visti prima sono messi insieme con grande intelligenza, in una ricostruzione cronologica di come potesse essere andata la sua vita.

Il regista Brett Morgen è infatti il primo in assoluto a poter pescare in questo tesoro messo a disposizione da Wendy Cobain. La madre di Kurt ha tenuto quasi tutto ciò che il figlio aveva prodotto fin dalla più tenera età, oltre alle consuete foto di famiglia. Materiale che nemmeno i biografi ufficiali avevano potuto vedere o sentire. Ne esce un Cobain distrutto dai problemi familiari. Non solo il divorzio dei genitori (condizione comune a molte altre persone) ma il senso di perdita di un’unità che per lui era evidentemente fondamentale e che negli anni seguenti ha cercato di ricostruire attraverso la band e la sua nuova famiglia con Courtney Love.

Uno degli estratti più significativi, anche a parere dello stesso regista, è però una registrazione audio fatta dallo stesso Cobain. In una specie di racconto autobiografico Kurt ricostruisce la perdita della propria verginità, un episodio traumatico sotto molti punti di vista che ha avuto ripercussioni anche sulla maniera in cui veniva percepito a scuola e che, si intuisce, ha gettato molti semi poi germogliati nelle canzoni dei Nirvana. Anche l’adesione di Cobain, interessato a tanta musica diversa, proprio alla corrente del punk depresso, in quel momento molto forte a Seattle, assume una nuova logica e si manifesta come la prima di una serie di dolorosissime “rotture” nel tentativo di dare equilibrio alla propria vita.

In questo documentario inoltre crolla la vecchia teoria per la quale Cobain si sarebbe suicidato non potendo tollerare il peso della fama e l’attenzione dei media. Gran parte del materiale prodotto sia da ragazzo che a fama raggiunta mostra infatti quanto fosse la nuova famiglia, quella con Courtney Love, il fulcro dell'equilibrio che Kurt Cobain voleva raggiungere. Tuttavia l'abuso di droghe, specialmente eroina, stava mettendo in crisi anche quello che invece, a dispetto di quello che si è spesso detto, era un ottimo rapporto, come si vede nei video privati. Dopo il crollo di quella naturale la band doveva essere la nuova famiglia e in seguito il rapporto con Courtney Love doveva dare vita ad un'altra ancora (dopo il successo fu Kurt a volere una figlia), tutte più stabili della prima. Nella vita che Brett Morgen ricostruisce a partire dalle foto, dai video, dalle registrazioni e dai disegni emerge insomma molto chiaramente l'impatto che la paura che tutto stesse per perdersi di nuovo ha avuto sulla decisione di farla finita.

Il film narra tutto ciò senza mostrare quasi nulla di quello che già conosciamo, non ci sono i video più famosi ma un interessante dietro le quinte di Smells like spirit, non ci sono le canzoni dei Nirvana ma una loro versione orchestrata a fare da colonna sonora e i molti disegni di Cobain sono animati per renderli capaci di “mostrare” alcuni episodi della sua vita. Quello che alla fine emerge è uno sguardo decisamente intimo, finalmente obiettivo e appassionato, in grado di mettere in scena gli eventi con la partecipazione e la curiosità necessaria. Un documentario per capire prima che per informare, da cui ognuno può trarre le proprie conclusioni e formarsi un’opinione più seria sulla scomparsa del musicista rock più influente degli anni ‘90.

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